E’ un caso nazionale: la guerra nei mari della Sardegna approda in Parlamento

L’appello finale a Draghi è stato chiaro: “Ci liberi da questa schiavitù” Nelle esercitazioni sono coinvolti 7 nazioni, 65 mezzi navali e aerei e oltre settemila uomini


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I giochi di guerra nei mari della Sardegna diventano un caso nazionale. Le polemiche per l’esercitazione Mare Aperto, la più grande di sempre con oltre 4 mila uomini provenienti da 7 nazioni, a bordo di oltre 65 mezzi navali e aerei, sono arrivate oggi in parlamento, direttamente al premier Draghi, mentre riferiva sulla situazione della guerra in Ucraina. “Ancora una volta la nostra isola è teatro di mortificanti simulazioni di guerra. È arrivato il momento di essere liberati da questo ennesimo ed insensato atto di violenza nei confronti della nostra terra, è arrivato il momento di dire basta alle esercitazioni militari che, anno dopo anno, trasformano chilometri di costa da paradiso in inferno”, ha detto la deputata nuorese Mara Lapia. “Come accade puntualmente ogni anno la Sardegna, in queste ore, si sta trasformando in un mortificante palcoscenico per le manovre di guerra. Il tutto, con un’ordinanza dello Stato Maggiore della Difesa che ha decretato il divieto d’accesso a ben 17 aree al nostro mare, nelle spiagge più note e frequentate”, ha ricordato.Le esercitazioni si protrarranno fino al 27 maggio, secondo Lapia il periodo peggiore di tutti per gli operatori turistici che “dopo due anni di emergenza sanitaria dovrebbero avere finalmente l’opportunità di svolgere il proprio lavoro e invece si preparano a contare i danni economici di questa scelta”, anche perché la Sardegna deve sopportare il carico di servitù militari, con i poligoni Nato, più alto di tutti.

 

L’appello finale a Draghi è stato chiaro: “Ci liberi da questa schiavitù”.

 


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