Draghi non torna indietro, elezioni più vicine. I 5 Stelle verso il ritiro dei ministri

L’Italia ostaggio del Movimento che ha frantumato il governo. Il capo dello Stato Mattarella sta facendo il possibile per convincere il premier a non mollare, ma lui non vuole saperne e, stando a quanto emerge da fonti a lui vicinissime, non intende passare dalla verifica parlamentare e da un voto di fiducia. Elezioni sempre più vicine mentre vola lo spread


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I numeri ci sono, la fiducia non più. E’ questo, in estrema sintesi, il ragionamento di Mario Draghi, premier dimissionario, che ieri ha convocato i ministri per un addio che ha tutta l’aria di essere definitivo. All’indomani dell’incredibile strappo voluto dai 5 Stelle, che i ben informati dicono Conte abbia dovuto subire per restare alla guida del Movimento, la situazione sembra ben più grave di quanto si immaginasse.

Draghi, pur avendo incassato la piena fiducia del Senato senza i voti dei grillini, ritiene non ci siano più le condizioni per andare avanti, perché significherebbe vivacchiare in costante ostaggio di ricatti e richieste e minacce. Meccanismi di basso profilo a cui i politici sono abituati ma lui no: troppo forte lo strappo per essere ricucito, tanto che i 5 Stelle stanno valutando di ritirare i ministri dal governo e andarsene all’opposizione, come la base del Movimento chiede da tempo per provare a recuperare i consensi franati ai minimi storici. Riuniti in conclave, la decisione potrebbe arrivare già oggi.

Da parte sua, nonostante i pressing e gli appelli delle forze politiche che lo sostengono, Draghi di passare attraverso il voto di fiducia del Parlamento non ne vuole proprio sapere, così come di un Draghi bis con un’altra composizione di maggioranza. A meno che non cambi idea, e in queste ore è davvero tutto possibile, l’ipotesi al momento più probabile è che mercoledì Draghi confermi le dimissioni dopo averne comunicato le motivazioni ai parlamentari, che Mattarella le respinga ancora ma sciolga le Camere senza aprire nuove consultazioni e comunicando la data delle elezioni politiche che potrebbero tenersi il 25 settembre, il 2 ottobre o il 10 ottobre. Draghi, non essendo stato sfiduciato, resta in carica a Palazzo Chigi nel pieno dei suoi poteri e delle sue funzioni, fino all’arrivo del successore e senza lasciare il posto a un “traghettatore” tecnico.

Intanto, con le borse in agitazione e l’euro traballante, lo spread vola a 212, altro duro colpo per i risparmi degli italiani.