Dopo l’addio di Eni a Macchiareddu parte lo stato di agitazione, i sindacati: pronti a mobilitarci

I sindacati: “Chiediamo un intervento urgente della Giunta regionale che coinvolga il Governo affinchè Eni ritratti l’abbandono di Macchiareddu disattendendo così gli accordi firmati unilateralmente”


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Lo stato di agitazione già proclamato potrebbe trasformarsi in una mobilitazione più ampia se Eni non dovesse ritrattare la decisione di abbandonare i siti di Assemini e Macchiareddu – dismettendo alcuni importanti asset come l’impianto del Cloro-Soda, il pontile e il deposito costiero – confermata oggi in una riunione con l’assessorato all’Industria e i sindacati: è quanto annunciano le categorie Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil regionali e territoriali e le Rappresentanze sindacali unitarie Saline Conti Vecchi e Eni Rewind, che chiedono un intervento urgente della Giunta e del suo presidente, affinché coinvolga in un confronto il Governo nazionale e i vertici di Eni con l’obiettivo di implementare le produzioni nell’area industriale cagliaritana.

Alla luce di quanto affermato dai vari rappresentanti di Eni, i sindacati affermano che è del tutto insufficiente la volontà di investire nel business del fotovoltaico senza creare occupazione stabile e duratura: “Questa operazione ha un senso solo se abbinata ad altri investimenti che utilizzino l’energia elettrica generata per produrre idrogeno green, in modo da contribuire in maniera fattiva alla decarbonizzazione della Sardegna. Sulle bonifiche poi, Filctem Femca e Uiltec precisano che non rappresentano affatto un investimento, così come i vertici Eni vorrebbero far passare, ma un obbligo di legge.

Le categorie giudicano inoltre intollerabile che vengano disattesi in maniera unilaterale gli accordi firmati con le organizzazioni sindacali e in linea con la pianificazione voluta dai ministeri competenti e in particolare dal Mise. “Eni deve svolgere opportuni tavoli sindacali di confronto per discutere eventuali modifiche degli assetti produttivi – affondano i sindacati – non può furtivamente decidere di liberarsi delle produzioni che hanno ricadute economiche e occupazionali rilevanti, come il progetto per la produzione di energia elettrica e vapore dal solare a concentrazione.

L’auspicio è che questa situazione di grave incertezza e preoccupazione rientri nel più breve tempo possibile, e che vengano invece attivati, con un intervento costruttivo di Regione e Governo, percorsi e investimenti con le risorse finanziarie derivanti dal Green Deal e dal Recovery Fund: “La Sardegna può e deve procedere verso la decarbonizzazione attraverso la produzione dei nuovi combustibili come l’idrogeno green e i gas di sintesi”.


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