Discarica di Macchiareddu, ricorso al Tar: “Qui i rifiuti non sardi”

Clamoroso ricorso al Tar degli ambientalisti e di decine di cittadini di Assemini contro la nuova discarica di Macchiareddu: “Abbiamo il forte sospetto che vogliano portare qui, a poca distanza dalle nostre case, i rifiuti di mezza Italia”


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Diversi cittadini residenti ad Assemini  e l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno effettuato un ricorso al T.A.R. Sardegna, patrocinati dall’avv. Giovanni Ledda del Foro di Cagliari, avverso il provvedimento conclusivo della procedura di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A., deliberazione Giunta regionale n. 40/15 del 7 agosto 2015) e l’autorizzazione integrata ambientale (A.I.A., determinazione della Provincia di Cagliari – Settore Ambiente n. 94 del 25 novembre 2015) con cui è stato autorizzato il raddoppio degli impianti di stoccaggio, trattamento e incenerimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi di origine industriale della Ecotec s.r.l., nella zona industriale di Macchiareddu (Assemini).

 

Come indicato nel provvedimento regionale impugnato, “la proposta progettuale, del costo di euro 2.600.000, è relativa all’installazione di nuove sezioni impiantistiche, tali da consentire il trattamento di ulteriori tipologie di rifiuti, all’aumento della potenzialità annua di ulteriori 100.000 m3 e all’aumentodella capacità di stoccaggio”.  In proposito, il progetto beneficia di un “finanziamento di euro 628.827,50 … (Decreto di Concessione Provvisoria prot. 9290 rep. 1123 del 13.11.2012)”.

 

Diversi i punti contestati sotto il profilo della legittimità delle autorizzazioni.

 

Infatti, il sito rientra nel sito di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001), dove nonè possibile ubicare nuovi impianti di trattamento e gestione dei rifiuti in sito per giunta ancora da bonificare (art. 242 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.) ai sensi del piano regionale di gestione dei rifiuti speciali (deliberazione Giunta regionale n. 50/17 del 21 dicembre 2012) e del piano regionale di gestione dei rifiuti urbani (deliberazione Giunta regionale n. 73/7 del 20 dicembre 2008).    Inoltre, a differenza di quanto osservato dal Servizio regionale Tutela paesaggistica di Cagliari nel corso della procedura di V.I.A., la distanza dell’impianto dallo Stagno di S. Gilla, ampiamente tutelato sul piano ambientale, secondo specifica perizia è di soli mt. 210, quindi sarebbe necessario il conseguimento dell’autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), rientrando nella fascia dei mt. 300 dalla zona umida, attualmente nemmeno richiesta.

 

Soprattutto non c’è alcuna necessità di nuovi impianti simili, perché non c’è in Sardegna una gran quantità di rifiuti industriali da trattare, a differenza di quanto richiesto dal piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali e come hanno inutilmente osservato durante la procedura di V.I.A. sia il Cacip che la Tecnocasic s.p.a., la quale a breve distanza gestisce la piattaforma integrata ambientale che tratta analoghi rifiuti e funziona a ritmo ridotto proprio per la scarsità di “materia prima”.

 

Arriveranno allora rifiuti industriali da fuori Sardegna?

 

L’ipotesi non sembra così campata per aria.

 

Di non secondario rilievo anche la carenza di pubblicità delle fasi della procedura di V.I.A. nei confronti dei cittadini residenti ad Assemini, tanto da far andare deserta (8 settembre 2014) la presentazione al pubblico del progetto e dello studio di impatto ambientale.

 

I cittadini ricorrenti e l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno chiesto ai Giudici amministrativi sardi l’annullamento delleautorizzazioni al potenziamento degli impianti.


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