La sanità in Sardegna e a Cagliari continua a fare acqua da tutte le parti. C’è chi si ritrova ad avere a che fare con pronto soccorso e reparti dove il caos è all’ordine non del giorno, ma del secondo. Gli annunci, le promesse, addirittura i milioni messi dalla Regione per abbattere le liste d’attesa e far marciare meglio gli ospedali? Sinora non c’è quasi traccia di nessun miglioramento. E i casi disperati tornano a occupare le pagine dei giornali. Antonio Nieddu, 60enne cagliaritano, sta lottando da oltre una settimana per aiutare in tutti i modi possibili la moglie, la 58enne Daniela Fanni: “Siamo stati quattro volte al pronto soccorso. Una al Brotzu, due al Policlinico e una al Santissima Trinità. Mia moglie ha forti dolori, l’ultima diagnosi fatta parla di un herpes e le hanno dato degli antibiotici e un po’ di morfina che, però, non sono durati a lungo. La rispediscono sempre a casa, ma le sue condizioni non migliorano, è da tredici giorni che la notte non riesce a prendere sonno a causa dei forti dolori e ho molta paura”, racconta. “Il medico di famiglia ci ha suggerito una risonanza, la faremo subito e a nostre spese, purtroppo come tante altre visite che abbiamo dovuto sostenere nell’ultimo periodo. Possiamo solo sperare che dal referto emergano in modo chiaro le cause dei dolori”.
C’è poi chi lotta contro il cancro da tempo e si scontra con lunghe attese e poca empatia. È il caso della moglie di Michele Chirigu, seguita al Policlinico di Monserrato. Il marito ha scritto una email di proteste, “anche alla direzione ospedaliera”, eccola: “Mi rivolgo a voi con grande preoccupazione riguardo ai disservizi che ho riscontrato presso il reparto di Oncologia del Policlinico di Monserrato. Come marito di paziente che affronta una battaglia contro il cancro che ha sperimentato una serie di problemi che ritengo importante portare all’attenzione dell’opinione pubblica. Innanzitutto, è frustrante essere convocati la mattina presto e poi essere costretti ad attendere per ore senza ricevere alcuna comunicazione sui tempi d’attesa. La mancanza di informazioni e trasparenza da parte del personale medico e di reception crea una notevole ansia e disagio per noi pazienti già alle prese con sfide difficili. Oggi, per esempio, siamo arrivati alle 9 del mattino come programmato ma sino alle sedici non abbiamo ricevuto informazioni concrete su quando inizierà l’infusione di chemioterapia. Questa incertezza è estremamente stressante e impatta negativamente sulla mia salute mentale e fisica. Inoltre, vorrei segnalare che la mancanza di empatia e comprensione da parte del personale di reception è inaccettabile. Quando chiediamo informazioni o esprimiamo preoccupazioni legittime, spesso riceviamo risposte sgarbate o ci viene detto di aspettare, a volte con toni molto scortesi, non è raro sentire il personale di reception alzare la voce. Come pazienti, abbiamo il diritto di essere trattati con rispetto e di ricevere informazioni chiare e tempestive sulla nostra situazione. La salute e il benessere dei pazienti non possono essere compromessi da inefficienze e mancanza di comunicazione all’interno di un reparto oncologico. Va fatto tutto il possibile per migliorare la situazione e garantire che i pazienti ricevano la cura e l’attenzione che meritano in questo momento così delicato delle loro vite”.