Si alza il sipario su “Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno” di Agatha Christie – in cartellone da mercoledì 7 marzo alle 20.30 fino a domenica 11 marzo per la Stagione 2017-18 de “La Grande Prosa” al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19) – nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
Sotto i riflettori un’affiatata compagnia che schiera (in ordine di apparizione) Giulia Morgani, Tommaso Minniti, Caterina Misasi, Pietro Bontempo,Leonardo Sbragia, Mattia Sbragia, Ivana Monti, Luciano Virgilio, Alarico Salaroli e Carlo Simoni per la regia di Ricard Reguant (che firma anche il progetto scenico insieme con Gianluca Ramazzotti) nella suggestiva ambientazione suggerita dalle scenografie di Alessandro Chiti e dai costumi di Adele Bargilli che evocano la temperie culturale di un’epoca e l’atmosfera claustrofobica della storia.
Incontro con gli artisti – venerdì 9 marzo alle 17.30 al Cinema Odissea in viale Trieste 84 a Cagliari per un nuovo appuntamento con “Oltre la Scena” – gli attori (si) raccontano – tra la ricostruzione della genesi dell’opera e l’analisi delle tecniche del giallo, in un gioco di specchi fra letteratura, palcoscenico e grande schermo, e aneddoti e riflessioni sul mestiere dell’attore alle soglie del teatro millennio e sul rapporto fra teatro e società.
Tra i capolavori della regina del giallo – “Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno” – nell’allestimento di Ginevra srl con traduzione e regia di Edoardo Erba, uno tra i più apprezzati drammaturghi italiani contemporanei, che ripropone il finale originale sulla falsariga del celebre romanzo, racconta la strana riunione su un’isola, in seguito all’invito di un ospite misterioso, dei protagonisti, tutti affermati professionisti. Una serie di inspiegabili delitti – in un crescendo drammatico – sembra indicare che all’origine ci sia un desiderio di vendetta, unico possibile indizio una filastrocca infantile – che dà il titolo alla pièce – che tutti hanno trovato ad accoglierli sullo specchio nelle rispettive stanze all’arrivo.
Una nota insieme inquietante e enigmatica, nel clima di sospetto e crescente terrore che li avvolge, tanto più quando scoprono di essere praticamente prigionieri, isolati dal mondo e in balìa dello spietato carnefice. Tutti i personaggi si ritrovano a fare i conti con il proprio passato, con qualche oscuro segreto, ormai forse dimenticato, nel tentativo se non di giustificare almeno di spiegare le ragioni dell’assassino – o assassina – che desidera così ardentemente la loro fine da architettare un tale piano per (ri)portarli uno di fronte all’altro e insieme davanti al tribunale della morte.
Una sottile indagine psicologica – oltre le apparenze e le convenzioni sociali – mette a nudo le contraddizioni e i sensi di colpa di cittadini rispettabili e ammirati, ma anche i differenti caratteri, l’intelligenza, la sensibilità e i pregiudizi di uomini e donne impegnati in una brillante carriera. La pièce di Agatha Christie sfrutta mirabilmente i meccanismi della psiche in un susseguirsi di rivelazioni e colpi di scena che mettono in crisi le certezze di ognuno, fino alla scoperta della verità.
La mise en scène di “Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno” firmata dal regista spagnolo Ricard Reguant, ha avuto un enorme successo a Madrid e a Barcellona, per approdare in Italia con un eccellente cast in cui spiccano i nomi di artisti come Ivana Monti – raffinata e versatile interprete di teatro e cinema, fin dal debutto con Giorgio Strehler, con una spiccata predilezione per la nuova drammaturgia – Mattia Sbragia, Luciano Virgilio, Carlo Simoni – sullo sfondo di una scenografia in stile rigorosamente Art-Decò.
Come scrive Reguant nelle note: «Questa nuova versione teatrale si adatta ai tempi e all’estetica del momento facendo godere il pubblico nella ricerca dell’enigma preparato dalla Signora Aghata; questi dieci “piccoli indiani” bloccati nell’isola sono vittime o assassini?
Questa è la stessa domanda che la scrittrice pone a se stessa mostrando al pubblico il lato nascosto di una classe borghese e aristocratica mischiati insieme in un’unica arena, rivelando le proprie carenze facendoli confrontare e sbranarsi per la sopravvivenza fino a diventare esseri volgari e ordinari.
Sembra quasi una vendetta della stessa Christie verso una classe dirigente nella società inglese in cui la stessa scrittrice vive agiatamente e dalla quale vuole evadere costringendosi a diventare lei stessa la carnefice verso i suoi personaggi».
Un dramma avvincente e modernissimo che affronta temi complessi e delicati come il ruolo della società nell’educazione, la difesa dei più deboli e insieme il senso del destino che per una coincidenza non casuale costringe i protagonisti a ripensare la propria esistenza, le proprie scelte e i propri errori – uno dei quali si rivelerà forse involontaria causa di una catastrofe – prima della fine.
Una pièce anche venata di humour nero – con la reiterazione come in un incubo di quell’antica filastrocca, tanto che il delitto sembra trasformarsi in un gioco crudele da bambini, per una interessante riflessione sulle responsabilità individuali e sui confini tra il bene e il male.