Diabete, gli sos di 40mila cagliaritani: “Pochi sensori, costretti a pungerci e pagare le visite”

Bambini, ma anche anziani, costretti a “pungersi” per misurare la glicemia e a pagare soldi per farsi visitare. Eccoli, nel 2019, i problemi principali che vivono, ogni giorno, tantissimi diabetici a Cagliari e provincia. Fausta Mulas dell’associazione Diabete Cagliari: “Troppe diabetologie chiuse, spesso paghiamo per farci visitare dai privati”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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Sono tanti i diabetici a Cagliari e provincia. In un’Isola con “circa 110mila casi” accertati, tra capoluogo e hinterland vivono “quarantamila” persone costrette a convivere con una malattia tutt’altro che semplice e che stravolge le vite. E, a ridosso della “Giornata mondiale del diabete”, si alza ancora una volta la voce dei rappresentati delle associazioni che tutelano i diabetici. I problemi? Pochi, ma ormai troppo datati. Fausta Mulas, 47 anni, fa parte dell’associazione “Diabete Cagliari” e si confronta, ogni giorno, con tantissimi malati: “Domani ci sarà la possibilità di fare degli screening al San Giovanni di Dio, un appuntamento molto importante. Negli ultimi anni ci sono tanti bambini diabetici in più, e tra le cause c’è anche la cattiva alimentazione. Non bisogna però dare le colpe ai genitori, va ricordato che il diabete è una malattia genetica”. E le lamentele? Ci sono, purtroppo: “Molte diabetologie stanno chiudendo, esistono pochi centri e non c’è un incremento di figure professionali fondamentali quali podologi, psicologi e dietologi. Spesso e volentieri, quando ci sono delle complicanze, bisogna pagare per farsi visitare dai privati”. Spiccano soprattutto gli uomini e le donne affetti dal diabete di “tipo 2”, con l’ulteriore problema che “per molti di loro si tratta solo di dover tenere sotto controllo l’alimentazione”, ma con l’assenza di figure mediche di riferimento “poi uno tende a lasciarsi andare”.

 

Sui sensori glicemici, poi, la battaglia dei diabetici cagliaritani è continua: “La loro distribuzione non è omogenea, non ce ne sono per tutti e non esiste una preparazione da far fare al paziente per l’utilizzo”, attacca la Mulas. “Molti di noi sono ancora costretti a pungersi per misurare la glicemia, inclusi i bambini. E si sa perfettamente che, per molti bimbi, doversi pungere sei, otto o anche dieci volte può risultare molto pesante”.


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