Demolizioni a S.Elia, fuori città gli abitanti: “Mai. Ci ribelleremo”

L’avvertimento ad Area. I residenti:”Buttare giù i palazzoni? Va bene. E trasferirci nelle case temporanee anche, nessun problema. Basta solo che le facciano qui nel nostro quartiere. Perché se ci mandano fuori non ci faranno più tornare. Quindi sia chiara una cosa: da qui non se ne va nessuno. O succede una rivoluzione”.


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“Giù i palazzoni? Va bene. E le case temporanee anche, nessun problema. Basta solo che le facciano qui a Sant’Elia, nel nostro quartiere. Perché se ci mandano fuori non ci faranno più tornare. Quindi sia chiara una cosa: da qui non se va nessuno. O succede una rivoluzione”.

In viale Trento e da Area sono avvertiti. Non è un dettaglio. Da Sant’Elia gli abitanti non se vogliono andare. Nemmeno per il tempo necessario alla conclusione dei lavori. E difficilmente se ne andranno senza combattere. L’idea dell’esecutivo regionale è quella di demolire e ricostruire i palazzi del quartiere fatiscenti e trasferire temporaneamente i residenti in case di transito per tutta la durata dei lavori. Un programma ambizioso e complesso. Ancora nessuno ha detto dove, ma nel comunicato diffuso ieri si è parlato di “area metropolitana”, parole che lasciano la porta aperta a soluzioni come il trasloco in un centro dell’hinterland. E qui sta il problema. Perché il legame che si è stretto tra quartiere e abitanti è fortissimo. Ci sono anziani, residenti storici, pescatori anziani col posto barca sotto casa e, soprattutto, tante persone che trovano nel vicinato sostegno umano concreto. E a parte i disagi per il trasferimento fuori città, il timore (la diffidenza da queste parti è di casa) di tanti è che una volta buttati giù i palazzi, a Sant’Elia non ci possano mettere più piede.

Di ufficiale ancora non c’è nulla. “Stiamo preparando il programma”, spiega Gian Valerio Sanna, funzionario di Area, “sia per quanto riguarda gli edifici da demolire che per le abitazioni di transito”. Ma il sospetto è che le ruspe dovranno aggredire il complesso Del Favero. Costituito da edifici realizzati nel 1979 e oggi in precarie condizioni (crolli, infiltrazioni, ecc) e in pessimo stato: il “centro tumori”, come lo chiamano da queste parti. Ma dove andranno a vivere le 265 famiglie (circa un migliaio di persone), durante i lavori? Le abitazioni di transito saranno individuate da Area all’interno dell’area metropolitana, si legge nel comunicato diffuso ieri. “E’ un’assurdità, è fantascienza. Come fai dopo una vita passa qui ad allontanarti?”, si domanda Rita De Agostini, presidente associazione Sant’Elia Viva e residente al Del Favero, “sarà poi molto difficile che ti facciano rientrare. La gente non se ne andrà mai. Ci sono i pescatori e tantissime persone anziane. Chiediamo che le abitazioni di transito vengano realizzate in via Utzeri, continuando la fila degli Anelli (le abitazioni di pochi piani di altezza realizzate negli ultimi anni del secolo scorso, ndr)”.

“Ci sono pescatori anziani che si portano la barca in spalla per pescare 4 pesci per la pagnotta quotidiana. Non se ne andranno mai: è escluso”, dichiara Billo Vistosu, volto noto del quartiere e prossimo animatore del comitato rionale, “è meglio che facciano villette qui a Sant’Elia e non altrove. E poi scusate. Ora che il quartiere è migliorato e con gli investimenti in arrivo (parco Anelli, metropolitana, stadio, ndr) vuoi mandare via i vecchi residenti che ci hanno abitato negli anni peggiori? Non va bene”.

È già successo negli anni ’70 del secolo scorso. In tanti ancora se lo ricordano. Quando accorparono gli appartamenti del borgo vecchio del quartiere, molti abitanti furono nei palazzoni e altri vennero sistemati fuori città, ma nel frattempo molti alloggi vennero occupati abusivamente e in tanti non fecero più ritorno a Sant’Elia. “Li trasferiscono? La borgata si ribellerà: è sicuro. Succede una rivoluzione. Manco morti li togli da là dentro”.


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