Delitto Dina Dore, Rocca ricusa la Corte

L’imputato attacca gli inquirenti: “Incapaci, si vede che non vogliono la verità”.


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Lo definisce un processo ingiusto, per questo ricusa la Corte d’assise di Nuoro davanti alla quale si sta difendendo da un’accusa pesante, quella di essere il mandante dell’omicidio della moglie Dina Dore.

A pochi giorni dalla sentenza, Francesco Rocca fornisce dichiarazioni spontanee in aula: “Gli inquirenti sono stati degli incapaci e non mi hanno consentito di difendermi perché non si vuole la verità – ha detto -. Sono vittima di un processo ingiusto e intendo ricusare la Corte”.

Rocca ringrazia poi la famiglia, i suoi amici e i suoi legali che si sono battuti per provare la sua innocenza. “Sarà grazie a loro – chiarisce – se mia figlia Elisabetta un giorno saprà chi ha ammazzato la loro madre, perché è grazie alla loro tenacia che é stato ricostruito il Dna dell’ignoto. La mia – spiega l’imputato – è solo la voglia di un padre di tutelare e di voler abbracciare sua figlia, non ci sto a una condanna per poi magari essere assolto 4 anni dopo”. 

Sarà la Corte d’appello di Sassari a pronunciarsi sulla ricusazione della Corte D’Assise di Nuoro da parte dell’imputato Francesco Rocca. Il processo, giunto alle battute finali, dovrà attendere ancora prima della sentenza, che era prevista tra cinque giorni.


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