Quel giorno, il suo papà, perse la vita durante una riunione di condominio: arresto cardiocircolatorio, ipotizzarono, sulle prime, i dottori. Quella di Paolo Casu ha tutta l’aria di una sfida. La sfida per salvare chi potrebbe essere salvato dinnanzi ad un arresto cardiaco. “Perché esiste una esigenza morale e civica, far sì che Cagliari sia dotata di defibrillatori in quasi tutti i locali e certamente in quelli pubblici”. Casu, ancora per pochi mesi vicepresidente del consiglio comunale, esce pubblicamente dopo aver letto le notizie sui bar e i ristoranti di Cagliari che, per scelta propria, si stanno dotando di defibrillatori a portata di mano.
“Non lo dico perché sono in corsa per la carica di Sindaco ma perché, quello dei defibrillatori, è un argomento al quale credo e al quale sono legato per tutta una serie di motivi”.
IL REGALO. Nell’anticipazione di ieri, Paolo Casu è stato descritto come il primo consigliere comunale del capoluogo sardo e a quanto ci risulta anche l’unico, ad aver donato nel settembre del 2012, pagandolo in proprio, un defibrillatore. Il dispositivo salvavita, da usare nel malaugurato ma possibile caso di arresto cardiaco, fa bella mostra di se nel palazzo civico di via Roma dove, nell’ufficio del corpo di guardia, si nota un apposito armadietto di plexiglas con il defibrillatore e, accanto, la fotografia di un uomo e la scritta: “donato da Paolo Casu…”.
L’INTERVISTA. “Poca cosa dinnanzi alla possibilità di salvare una vita” afferma il consigliere che ha anche richiesto e pagato la formazione di 11 dipendenti comunali.
FORMAZIONE. “Hanno ottenuto l’abilitazione all’utilizzo dei defibrillatori DAE con la certificazione Basic Life Support and Defibrillation. Perché – prosegue – non serve avere un defibrillatore se quando necessario non c’è una persona in grado di usarlo. Ho agito per sopperire alle carenze croniche di questa e delle alte amministrazioni comunali: a parole sono sempre sensibili a questi temi di sicurezza anche sanitaria, ma poi, con i fatti, sempre e costantemente inadempienti”.
Sui quali dati si basa?
“Vuole una dimostrazione. Ebbene. Cagliari, nonostante la mia mozione approvata all’unanimità nei mesi scorsi, dove l’Amministrazione si impegnava all’installazione di diversi TOTEM con DAE nelle principali piazze e strutture pubbliche, non ha concretamente dal 2012 fatto niente. Se escludiamo i 5 defibrillatori acquistati in pompa magna e destinati nei mercati civici, peraltro non ancora installati a vista”.
Quando verranno installati allora?
“Le posso dire che gli uffici comunali di via Sonnino, Sauro, Regina Elena, i nostri teatri, il nostro Stadio e altre strutture, non hanno ancora apparecchi salvavita, ne vogliamo parlare?”.
Ma Cagliari in effetti si è impegnata a concretizzare l’installazione nei bus del CTM, dei defibrillatori?
“A parole. Mancano anche nella nostra metropolitana di superficie, ed anche in questo caso non è stato fatto niente”.
Come mai ha deciso di regalare sia il defibrillatore che la formazione dei dipendenti comunali?
“In primis, mosso da senso civico e morale che dovrebbe portare ogni singolo cittadino impegnato in politica, a restituire il privilegio di rappresentare la città nell’Istituzione comunale, regionale o statale, attraverso opere reali che badi bene nulla hanno a che fare con la beneficenza: quella si fa in Chiesa nel silenzio del gesto”.
Lei ha realizzato iniziative analoghe, altrove?
“Diverse e in posti diversi. Se vuole sapere l’ultima le dico soltanto che mi è stata chiesta una mano concreta d’aiuto dall’Amministrazione comunale di USSANA ed ho accettato un mese fa l’invito, installando un defibrillatore DAE all’interno del Comune”.
Da qui l’accusa di farsi campagna elettorale…
“È una solita becera e vecchia accusa ma, dato che i cittadini di Ussana non potranno di certo votare le nostre liste di Cagliari, non ha fondamento. Resta inteso se ci fosse qualche consigliere disposto a emulare il mio gesto, sarò felice di ringraziarlo pubblicamente e personalmente”.
Cosa significa avere un Defibrillatore a portata di mano?
“Averlo e avere persone formate per il suo utilizzo, oltre che per la rianimazione cardiopolmonare, significa aumentare in maniera esponenziale le possibilità di salvare la vita a un cittadino colpito da arresto cardiocircolatorio.
Il mio pensiero va sempre a quella povera ragazzina di sedici anni colpita da arresto cardiaco e poi deceduta all’interno del liceo classico Dettori, dove peraltro insegna mia sorella, ma penso sempre anche al mio povero padre che nel 1995, all’età di 68 anni ha perso la vita dopo esser stato colpito da infarto durante una stupida, quanto futile, riunione di condominio”.
La sua è una missione dunque?
“Si, penso al fatto che Cagliari, oggi assalita da slogan preelettorali meriti più attenzione nei settori più deboli dove molte amministrazioni hanno fallito. Il sistema sociale fa acqua da tutte le parti. Basti pensare che c’è chi vorrebbe risolvere i problemi del debito pubblico tassando ancor più i cittadini, chiudendo poi le strutture sanitarie indispensabili come i pronto soccorso ad esempio, i punti nascita. Non sarebbe più semplice dire stop ai vitalizi politici? Non sarebbe più facile utilizzate le indennità politiche per copiare, anche parzialmente, Paolo Casu?”.
Lei lo farebbe?
Casu sorride. Poi afferma ad alta voce: “l’ho fatto da tempo, destinando l’indennità da consigliere comunale al volontariato, regalando come faccio spesso viveri, beni di prima necessità, vestitino ad associazioni che aiutano i meno abbienti. Ho aperto un patronato e un centro d’ascolto in via Flavio Gioia, uno in via Dei Visconti, a breve un terzo in via Po. Se posso lanciare un messaggio direi: cercasi candidati sindaci da votare che rinuncino a vitalizi, prebende e indennità, siano essi sindaci, assessori e consiglieri. Lasciando quei soldi a disposizione della città per realizzare ma per davvero dei posti di lavoro, destinando risorse a cose necessarie: i defibrillatori e la cura dei cittadini tutti, è una priorità. Le può bastare?”.