Un pianeta migliore è possibile, soprattutto se si costruisce con l’auto dei giovani. Tenendo salda questa certezza, venerdì prossimo 4 febbraio alle 17 nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna a Cagliari (e in diretta facebook sulla pagina “cada die teatro”), Pierpaolo Piludu e Alessandro Mascia del Cada Die Teatro presentano al pubblico il documentario “Dagli scarti nascon tesori”, nuovissimo lavoro della compagnia cagliaritana che esplora, attraverso interviste ed estratti dello spettacolo teatrale “Pesticidio”, la reale possibilità che un approccio diverso, un investimento differente sul nostro pianeta, possa offrire un futuro migliore ai nostri ragazzi.
Sono in particolare loro, gli studenti delle scuole superiori, i destinatari di questo lavoro. “Il nostro obiettivo è sensibilizzarli sullo stato di salute sempre più precario degli esseri umani e dell’intero ecosistema; sull’urgenza di ribaltare modelli di sviluppo che stanno conducendo a un esaurimento definitivo delle risorse e a un’irreversibile malattia del nostro pianeta e delle forme di vita che ospita”, spiega Piludu. “Abbiamo intervistato alcune personalità della nostra Isola che riteniamo lungimiranti e innovative: abbiamo chiesto loro di aiutarci a capire se è possibile trasformare le grandi difficoltà che stiamo vivendo in opportunità sociali, culturali ed economiche”, gli fa eco Mascia.
La serata sarà introdotta da Francesco Bachis, antropologo dell’Università di Cagliari. Interverranno, oltre a Piludu e Mascia, Teresa De Montis, presidente della Federazione degli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Sardegna e Pietrina Marongiu, artista visiva. Il documentario, sostenuto della Fondazione di Sardegna, nasce dal progetto “Teatro, tra carcere e territorio” che durante lo scorso anno ha visto i due artisti condividere intere giornate al lavoro con gli ospiti di alcune Colonie penali e Comunità di recupero della Sardegna.
“Da questo più che proficuo confronto è sorto in noi il desiderio di capire e raccontare un sistema produttivo differente, che ponga l’essere umano e il rispetto della nostra terra al centro di un sistema economico attualmente drogato”, continua Piludu. Per farlo si sono fatti aiutare in questo percorso da alcune tra le menti più innovative e visionarie della nostra Isola: Daniela Ducato (fondatrice filiere Industrie Verdi EDIZERO Architecture for Peace design, prodotti servizi per la salute delle persone e del pianeta), Salvatore Porta (dopo trent’anni di esperienza nella direzione del marketing strategico di una multinazionale, dal 2010 si interessa di agricoltura naturale), Gianluigi Bacchetta (Direttore dell’Orto Botanico e docente al Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari), Maddalena Achenza (Docente di Architettura Tecnica al Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura di Cagliari), Bachisio Bandinu (antropologo e autore di numerosi saggi dedicati alla cultura e all’identità della Sardegna), Giampietro Tronci (ingegnere, settori bioedilizia e Paesaggi Urbani e Rurali presso lo studio Crùu) e Gigi Usai (esperto del paesaggio, Paesaggi Urbani e Rurali presso studio Crùu), Giuseppe Mariano Delogu (tecnico forestale, docente di Tecniche di protezione civile all’Università di Nuoro, autore del libro “Dalla parte del fuoco”), Ettore Cannavera (psicologo e pedagogista, fondatore e responsabile della Comunità La Collina di Serdiana, cappellano della REMS di Capoterra) e Sabrina Puddu (architetto, da anni sta portando avanti una ricerca sugli edifici carcerari europei). Sono tutti protagonisti di pratiche che a vario titolo e in ambiti diversi, sono state capaci di ribaltare l’assunto secondo cui esistono persone o cose da considerare “inutili” per la nostra società. Se questo è immediatamente percepibile nell’ambito imprenditoriale dove tali esperienze, nel pieno rispetto dell’ambiente, sono riuscite a inserirsi nel mondo del mercato, trasformando materiali di scarto destinati allo smaltimento in prodotti di eccellenza, non di meno questo avviene quotidianamente in alcune situazioni di detenzione, dove chi ha rotto il patto con la società viene aiutato a rivedere la propria vita e a riprendersi la propria dignità. Le riprese del documentario sono di Marco Gallus, le musiche sono tratte dall’album Meigama di Arrogalla e Mauro Palmas. Immagini aeree a cura di Dietrich Steinmetz.