Dagli abissi ai laboratori, consegnati i 30 lingotti di piombo romani

Si è svolta stamattina al Museo archeologico di Cagliari la conferenza stampa in occasione della consegna all’Istituto nazionale di Fisica nucleare degli ultimi 30 lingotti necessari per l’esperimento CUORE sui neutrini (Underground Observatory for Rare Events)


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L’Università degli Studi di Sassari partecipa agli studi archeometrici promossi dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nell’ambito dell’esperimento CUORE sui neutrini (Underground Observatory for Rare Events), presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso. Un gruppo di ricerca multidisciplinare guidato dal fisico Massimo Carpinelli, Rettore dell’Università di Sassari, sta lavorando per stabilire la composizione chimica dei lingotti di piombo romano rinvenuti in Sardegna, al largo dell’isola di Mal di Ventre, all’interno di una nave affondata 2mila anni fa. Questo piombo antico, privo ormai di isotopi radioattivi, è ideale per condurre l’esperimento CUORE, ideato da Ettore Fiorini dell’Università Milano Bicocca, per consentire agli scienziati di scoprire un raro fenomeno della fisica dei neutrini (il doppio decadimento beta senza emissione di neutrini).

 

Il lavoro dei ricercatori dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli, Marco Rendeli, Gabriele Mulas, Valeria Sipala e Alessandro Contini, attraverso l’attivazione neutronica e la misura dei rapporti tra gli isotopi stabili del piombo, ha permesso di accertare la composizione chimica dei lingotti, di risalire alla provenienza dei lingotti e alla tecnica metallurgica utilizzata per l’estrazione dei minerali. “La gran mole di dati che stiamo raccogliendo è al servizio della comunità scientifica, impegnata nel lungo lavoro di analisi e interpretazione archeometrica”, dichiara il fisico e Rettore dell’Università di Sassari, Massimo Carpinelli – “L’Università di Sassari è orgogliosa di contribuire a questa impresa e di collaborare con prestigiose istituzioni scientifiche come l’INFN, prime al mondo in questi campi di ricerca. Un altro esempio di come nel nostro ateneo ci siano ricercatori capaci di essere al vertice di ricerche di punta. Le ricerche multidisciplinari, alle quali collaborano anche archeologi del nostro Ateneo, andranno avanti e consentiranno di raccogliere altre informazioni preziose”.