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Hanno deciso in Comune: la ” baracca archeologica” di Corso Vittorio Emanuele va chiusa e si spendono cifre importanti per una copertura a botola per i futuri visitatori. Amministratori ” saggi”, si direbbe, ma non tengono minimamente conto che stanno mandando alla malora siti archeologici come quello di villa Tigellio, pieno di immondezza, erbacce e con evidenti tutti i segni dell’abbandono che gridano vendetta. Ci sono due pietre, due lapidi, due lastre, chiamatele come volete, ma hanno certamente un nome proprio con sopra incise scritte che anch’esse fanno la storia della Città. Ma l’Assessore comunale competente, in tutt’altre faccende affacendato, non ha tempo da dedicare alla salvaguardia di un tale bene, alla sua valorizzazione in termini culturali e turistici, una opportunità per far conoscere il vero “centro storico”. Ma hanno solo in testa la ” domus” del Corso, i suoi presunti “valori”, mentre non ci fanno sapere cosa hanno contenuto le 50 casse di reperti che sono stati portati via (come aveva dichiarato l’archeologo addetto ai lavori) e non si sa dove sono stati portati. Tace al riguardo la Sovrintendenza, tace il Comune mentre i Cittadini hanno il diritto di sapere.