Consultori familiari addio? Le ostetriche sarde sul piede di guerra

 Il Collegio delle Ostetriche della Sardegna è fortemente preoccupato per il destino dei consultori familiari: in bilico importanti punti di riferimento per i cittadini sardi. “Rischiano di scomparire”


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 Il Collegio delle Ostetriche della Sardegna è fortemente preoccupato per il destino dei consultori familiari. Il perché è presto detto: “nell’atto aziendale ATS Sardegna, non si capisce dove vengano collocati i Consultori in quanto vengono citati solo una volta tra i Servizi territoriali e nell’organigramma  del Dipartimento funzionale materno infantile vengono sì nominati, ma raffigurati all’interno di una linea tratteggiata”. Parola di Maria Rosaria Lai, dottoressa alla guida del Collegio delle ostetriche per le province di Cagliari, Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra, Oristano.

“Il timore è che i consultori possano per davvero scomparire – prosegue Maria Rosaria Lai – malgrado vi siano la Legge Quadro 405/75 istitutiva dei Consultori, la Legge Regionale 8 marzo 1979  istitutiva dei Consultori familiari in Sardegna, la Legge 34/96 che prevede l’istituzione di un Consultorio familiare ogni  20 mila abitanti, il progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI), approvato con il DM del 24 aprile 2000 che dà indicazioni sull’attuazione del Percorso nascita, l’Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010 nel quale si illustrano le “Linee d’indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel Percorso Nascita e per la riduzione del Taglio Cesareo”.

LA PAURA è rafforzata anche dalle “ultime  disposizioni con le quali sono state assegnate ai Consultori attività quali la convalida dei certificati di gravidanza a rischio, che ne snaturano le funzioni proprie attribuite loro dalla normativa vigente, non possono che sorgere perplessità sul loro futuro destino”. 

Non solo. La Presidente del Collegio interprovinciale delle Ostetriche ha deciso di rivolgersi all’Assessore regionale dell’Igiene e  Sanità e dell’Assistenza Sociale, Luigi Benedetto Arru affinché “dia disposizioni per  esplicitare in maniera chiara, la collocazione di questi importanti e indispensabili servizi sociosanitari a cui la suddetta normativa ha dato la giusta rilevanza,  sia per l’impatto che questi hanno nei settori sanitari strategici, quali il Percorso Nascita, la prevenzione dei tumori femminili,  l’educazione alla salute riproduttiva per gli adolescenti, sia per  garantire il diritto all’accesso ai servizi alle fasce di popolazione più deboli e quindi  maggiormente a rischio”.

“Le ostetriche – si legge in una nota – svolgono all’interno del Percorso Nascita e quindi anche nei consultori un ruolo di primaria importanza e da anni attendono il superamento delle carenze delle risorse umane e strutturali per dare risposte assistenziali più adeguate anche in quel periodo particolarmente delicato del post partum”. L’obiettivo è quello di “garantire alle puerpere la continuità dell’assistenza dopo la dimissione ospedaliera, anche a domicilio, al fine di preservare la salute del nuovo nucleo familiare prevenendo patologie e situazioni di disagio psicofisico”. Ora, la parola, passa alla Regione. I consultori spariranno e così le loro funzioni? 


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