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di Paolo Rapeanu
Cinquantotto anni, Mauro Pinna è uno dei precari storici del Comune. Muratore da una vita, cazzuola e calcestruzzo però non li vede da un anno esatto. Nessuna stabilizzazione per lui, la precarietà fa parte della sua vita. E il futuro lo vede a tinte molto grigie: “Per la legge Madia sono ok, ed avere tutti i requisiti è come fare un terno al lotto. Per il Comune no”, dice, con rabbia, il muratore disoccupato.
Separato, un figlio di 35 anni, “anche lui è senza far niente. Mi faccio aiutare da parenti e amici. La Caritas? Se continua così mi dovrò rivolgere anche lì. Ho dovuto vendere l’automobile per avere un po’ di soldi per vivere”. E Mauro, un lavoro, lo cerca disperatamente, anche nel privato: “Ma anche lì nulla di nulla. Chissà se riuscirò ad andare in pensione”.