Claudio, giovane re cinese del sushi a Cagliari: “Coronavirus? Difficile che arrivi sin qui”

Claudio Zhou, 27 anni, vende sushi hawaiano alla Marina: “Troppi pregiudizi, alcuni miei connazionali hanno un calo di vendite. Annullare il Capodanno cinese è come, per i sardi, dover rinunciare a festeggiare Natale”


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La gavetta se l’è fatta tutta qui a Cagliari, Claudio Zhou. Ventisette anni, sino a qualche tempo fa gestiva insieme alla sua famiglia un ristorante in via Roma: “Poi abbiamo venduto a degli altri cinesi”. Lui, poi, ha aperto un locale che propone sushi hawaiano nel cuore del rione della Marina. Il dispiacere per l’annullamento del Capodanno cinese in città c’è tutto: “Mi dispiace molto, anche se io quest’anno non avrei partecipato per via di altri impegni” e, sul tema del Coronavirus, è netto: “Qui non penso che possa arrivare, non va bene che ci sia questa paura esagerata. Alcuni miei connazionali che hanno ristoranti mi hanno detto di aver subìto dei cali di affari proprio nelle ultime settimane. Magari è tutta colpa del periodo”, afferma Zhou, ma il “dubbio” che il minor numero di scontrini battuti possa essere legato al timore di contrarre il virus cinese c’è comunque: “I miei clienti, per fortuna, non sono diminuiti”, riconosce il ristoratore, “ma è comunque sbagliato che qualcuno possa trattarci tutti come degli appestati. La Cina è lontanissima dalla Sardegna”. Certo, la prevenzione in questi casi non è mai troppa: tuttavia, tornando sul tema del Capodanno annullato, Claudio Zhou fa un paragone simile a quello fatto da Ispina Wang.

 

La presidentessa di “Cina più vicina”, infatti, aveva detto che “rinunciare ai festeggiamenti cinesi è come, per i sardi, non poter godere della sfilata di Sant’Efisio”. Zhou sfoglia idealmente i mesi del calendario e arriva sino a dicembre: “È come se, qui in Sardegna, non si potesse festeggiare il Natale. In Cina, per il Capodanno, tutti stanno insieme in casa, in famiglia”.