Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp
di Maria Paola Loy, capo scout e insegnante di matematica
C’è questa cosa, l’assistenza sanitaria ai migranti, che sta facendo discutere molto. Provo a dare una spiegazione veloce sulla base di quel che so.
I reparti ospedalieri sono organizzati per gestire ricoveri programmati (quindi non urgenti) e ricoveri in urgenza.
Se pensate di decidere voi qui su fb cosa deve essere urgente e cosa non deve esserlo, smettetela. Non lo decidete voi qui. Queste sono cose che si decidono dopo aver studiato la materia.
Le persone che sono ricoverate vengono dimesse solo se stanno bene, se pensate che delle persone malate vengano messe fuori dalla porta in camicia da notte e ciabatte e con la flebo attaccata, allora non sapete di cosa state parlando quindi è meglio se non parlate.
Cosa succede nel caso specifico in questione?
Le persone che sono in dimissione vengono dimesse più rapidamente. Significa che quelle sono persone per cui si è già deciso che possono tornare a casa: il team di medici o chirurghi che gestisce il reparto fa il giro, controlla che i dati del paziente siano a posto, lo visitano, vedono come si sente e se è in forma per tornare a casa.
Se c’è il bollino verde, lo dimettono.
Però la dimissione non è una cosa che si sbriga in 4 secondi: c’è da compilare molta burocrazia, riorganizzare la cartella clinica del paziente, mettere a posto tutti gli esami, ricontrollare che vada tutto bene. Passano diverse ore. Normalmente la mattina si decide la dimissione e il pomeriggio il paziente va via.
Quella circolare significa semplicemente che, essendoci la possibilità di una situazione di emergenza, è opportuno sbrigare in fretta la burocrazia per far andare i pazienti a casa prima. Quindi invece che andare via al pomeriggio, il paziente va via a metà mattina.
Riguardo il blocco dei ricoveri programmati: sono persone che non hanno urgenza del ricovero, cioè possono aspettare un paio di giorni in più e non gli cambia niente.
Si bloccano sempre per lo stesso motivo: c’è la possibilità di una situazione di emergenza e un reparto non può farsi prendere alla sprovvista. Non può arrivare un paziente morente e sentirsi dire “eh ci dispiace… ci siamo organizzati male, purtroppo lei deve morire”.
Qui viene il bello: per un medico conta solo quanto una persona si sente male.
Non conta nient’altro.
Non conta dove è nato, non conta quanti soldi ha, non conta se crede negli angeli, non conta di che colore è.
Conta solo quanto sta male.
Passano prima quelli messi peggio.
La medicina è l’unica cosa di sinistra rimasta in Italia.
Quindi, se vi viene in mente l’idea che questo metodo non va bene, state molto attenti, perché ci può essere una bella fregatura dietro l’angolo.
Perché nello stesso modo in cui, secondo voi, deve passare prima uno nato qui, rispetto a uno nato sotto il Sahara, allora si può alzare qualcun altro e dire che magari deve passare prima chi può permettersi di pagare di più, quindi deve passare prima quello ricco e poi, se avanza tempo, anche il poveraccio.
Poi se nel frattempo il poveraccio muore, pazienza…
Il ragionamento è lo stesso. Vi va ancora bene?
Se vi sembra assurdo tenete conto che negli Stati Uniti funziona così.
E infatti gli Stati Uniti sono un posto bello per fare viaggetti di vacanza. E basta.
Quindi, per ricapitolare:
1. I pazienti che stanno in ospedale vengono dimessi solo se possono essere dimessi.
2. Quelli in attesa di ricovero vengono rimandati di un paio di giorni, solo se possono essere rimandati senza problemi.
3. I poveracci che arrivano e che hanno bisogno di cure ospedaliere saranno curati con le migliori cure possibili, perché è così che ragiona un medico.
Se non vi sta bene trasferitevi negli Stati Uniti.