Tra il 2018 e il 2024 sono passati cinque anni solo se si guarda il calendario. Tra Covid, nuove guerre e crisi il costo della vita è aumentato, e di tantissimo. Ecco perchè chi poteva accontentarsi di un certo stipendio, oggi, anche in Sardegna, non ce la fa più. E la rabbia aumenta, sovrastando quella sensazione di frustrazione, quando si scopre che un aumento in busta paga viene negato perchè ci sono dei colossi del settore della ristorazione che storcono il naso ma che, in parallelo, continuano a fatturare. Due esempi, decisamente validi, di lavoratrici in crisi e in battaglia? Eccoli. C’è Francesca Pisano, 49enne di Carbonia: “Lavoro part time, due ore al giorno per cinque giorni alla settimana. Mi occupo di portare i pasti in tutte le scuole della città e a fine mese guadagno appena quattrocento euro. Faccio altri quattro lavori per consentire a me, mamma single, e mia figlia che studia all’università, di vivere decentemente”, racconta. Tra le mansioni c’è quella “della badante e dell’assistenza disabili. Guadagno con le mense qualcosina in più solo facendo straordinari. Il costo della vita è aumentato per tutti. Fare un unico lavoro per me sarebbe un sogno, ma il mio contratto è davvero molto basso”.
Silvia Cadoni, 31 anni, lavora al bar dell’aeroporto di Olbia: “I tavoli di confronto sarebbero già dovuti essere aperti, ora speriamo solo che si arrivi ad un accordo per gli aumenti”, dice. Il mondo degli aeroporti sono come una zona franca, con prezzi quasi extralusso: “Vero, i prezzi sono in continuo aumento perchè ovviamente aumentano i costi delle materie prime. Caffè e pasta 3,50 euro, ma anche tre euro, senza acqua”. Insomma, si ride per non piangere perchè il suo stipendio resta bloccato: “Ho avuto un piccolo aumento, l’unica cosa è che non compensa il divario e non fa in modo che i nostri stipendi siano in linea con il potere di acquisto. Sei anni fa il mondo era diverso e il costo della vita era più basso. In stagione arriviamo anche a fatturare quarantamila euro al giorno”.