Che pena giocare sulla pelle di chi è ostaggio del mare

Ci risiamo: continuità territoriale in scadenza e nessun bando-ponte all’orizzonte, zero aerei per Roma e Milano dopo il 14 maggio, compagnie in fuga da un sistema che non è più redditizio. Addio anche ai collegamenti via mare fra Cagliari e Civitavecchia. A pagarne le spese sono sempre, solo e comunque i sardi, le colpe invece sono di chi, trasversalmente, è incapace di trovare una soluzione definitiva o almeno dignitosa


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Giusto il tempo di tirare un sospiro di sollievo per l’ennesimo, avvilente  e umiliante scampato pericolo, che è già di nuovo emergenza. Il meccanismo è quello delle interrogazioni a scuola: incassato il voto, non si studia fino alla prossima volta, e allora toccherà recuperare il tempo perduto, con il rischio però di non riuscirci. E così, invece che studiare un po’ ogni giorno, si vive alla giornata. C’è una differenza, però, e non è banale. Nel caso delle interrogazioni parliamo di ragazzini. Qui invece parliamo di adulti che governano la regione e che siedono in parlamento e che ancora una volta si riducono all’ultimo momento per cercare toppe che sono peggio del buco.

 

Ci risiamo: continuità territoriale in scadenza, quella marittima ammesso che ci sia mai stata finisce in questa ore da Cagliari, dove nel silenzio e nell’indifferenza generali sono state tagliate tre rotte a settimana verso Civitavecchia. E allora ricomincerà a stretto giro il circo di accuse e smentite, di colpe incrociate e comunicati congiunti, di scaricabarile che puzzano di incapacità lontano un miglio.

 

Che pena, giocare sulla pelle di chi è ostaggio del mare. Che pena non capire che il diritto alla mobilità è un diritto che non contempla la clausola di farsi spennare come polli. Che pena continuare a rimandare, demandare, accusare e non fare. Certo è più comodo così.

 

In questa battaglia fallita della continuità territoriale le colpe sono forti e trasversali. Di chi non fa e di chi permette che non si faccia. Mentre del bando ponte che dovrebbe salvare l’estate non si sa un accidente e le compagnie aeree si tengono a debita distanza perché quelle pensano ai conti, mica ai sardi. Sardi vilipesi, offesi, violati, umiliati ogni volta che devono comprare un biglietto e non lo trovano. Ogni volta che devono partire per curarsi e non possono. Ogni volta che vorrebbero raggiungere le famiglie lontane e non riescono. Ogni volta che vorrebbero essere come i cittadini di qualunque altra regione e non possono esserlo. Ogni volta che alle promesse non seguono i fatti.

 


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