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Apriamo i porti della Sardegna alle navi che trasportano i migranti, hanno chiesto in maniera perentoria il Presidente della Regione Pigliaru e il Sindaco di Cagliari Zedda. Ma, oltre alle proposte di carattere ” culturale ” del passato o a quelle di questi giorni come la ” due giorni” di Nois e quella contemporanea di CoStap – Anpi ( un a cagliaritano verace, di quelli portati all’ironia mi ha chiesto : ma èsti cosa ‘e pappai ? ) cosa c’è stato o cosa c’è di concreto sul fronte della accoglienza e della integrazione ? Il soggiorno in Piazza del Carmine a Cagliari, la pratica dell’elemosina agli ingressi dei bar, dei market e delle Chiese. E nello scorso weekend nella zona ci sono state altre due aggressioni, una a un ragazzo sardo e l’altra a un dominicano.Sono aspetti che, evidentemente, non si vedono e non si vogliono affrontare. Nel triangolo tra Palazzo Civico – Viale Trieste – Villa Devoto, dove sono soliti transitare il Sindaco di Cagliari, il Presidente della Regione e quello dell’ANCI Sardegna, il referente di tutti i Sindaci sardi, c’è da scegliere tra le variopinte opzioni di quale mondo di emarginazione, di miseria umana e di sfruttamento che è sotto gli occhi di tutti. Altro che aprire i porti !!! Ci viene in soccorso, proprio oggi, con una intervista su L’Unione Sarda, il Prof.Nicola Melis, docente di Storia delle Istituzioni dell’Africa Mediterranea, che attacca la ” burocrazia”, che fa ” attendere un sacco di tempo per avere un documento. E nel frattempo, viene ( il rifugiato politico, il migrante) lasciato a non far niente. Bisognerebbe pensare, per esempio, a campi di lavoro ( di istruzione professionale, di conoscenza della nostra lingua anzichè finanziare chi specula sull’accoglienza”. Come quella, appunto, che porta a Piazza del Carmine o agli angoli delle chiese e dei bar.Marcello Roberto Marchi