Centauro di Serrenti morto sulla 131 Dcn, i motociclisti: “Tre incidenti uguali in 2 giorni, guardrail pericolosi”

“Nello stesso weekend tre incidenti con la stessa dinamica. Prima di montare un guardrail va fatta una valutazione rischi benefici: se le conseguenze dell’uscita di strada sono peggiori dell’urto sulla barriera, ad esempio se c’è un burrone va montato, ma se invece c’è un via di fuga no. E servono poi i dispositivi salva motociclisti”

“Ieri, a Ghilarza è morto un motociclista a seguito dell’urto su un guardrail posto in quella che prima era un’aiuola libera da ostacoli, la compagna ha invece riportato gravi ferite; sabato a Cagliari e a Sassari due motociclisti a seguito di banali cadute hanno riportato gravi conseguenze andando a sbattere sui paletti del guardrail; nello stesso weekend tre incidenti con la stessa dinamica e con le stesse gravi conseguenze si sono verificati in alta Italia”.

La denuncia è di Michele Vacca, referente per la Sardegna di Ami (associazione motociclisti incolumi) che chiede protezioni salva motociclista nelle barriere accanto alle strade, dopo l’incidente in cui ha perso la vita Massimo Putzu, l’imprenditore di Serrenti, morto nell’incidente

“Il 19 giugno sulla SS387 vicino a San Vito, a seguito di un’uscita di strada un’auto ha impattato sulla cuspide del guardrail, priva di attenuatore o quantomeno del terminale interrato o girato verso l’esterno della carreggiata e questo ha trafitto l’auto uccidendo il guidatore”, aggiunge, “due anni fa, nella stessa strada a Serdiana, una barriera ha trafitto un’auto e la conducente si è salvata per 10 cm; se a bordo ci fosse stato un passeggero questi non avrebbe avuto possibilità di salvezza.

Dopo entrambi gli incidenti le barriere sono state rimontate nello stesso modo delle preesistenti.

Che un dispositivo che dovrebbe salvare le persone sia ciò che ne cagiona la morte o gravissime lesioni è un fatto di estrema gravità.

Prima di montare un guardrail va fatta una valutazione rischi benefici: se le conseguenze dell’uscita di strada sono peggiori dell’urto sulla barriera, ad esempio se c’è un burrone il guardrail va montato, se invece c’è un campo o un’aiuola, che si comporterebbe da naturale via di fuga non va montato perché i danni dell’urto sulla barriera sono maggiori di quelli che si sarebbero riportati uscendo di strada.

Dove i guardrail servono, vanno dotati di protezione salvamotociclisti che permette al motociclista di scivolare lungo essa e perdere l’energia gradualmente evitando di impattare sui paletti o di passare tra essi e cadere giù dai burroni; nelle cuspidi va montato l’attenuatore d’urto, uno speciale guardrail telescopico dotato di ammortizzatori che riesce a bloccare un veicolo anche a 110 km all’ora.

Il costo unitario a partire da 8.000 euro è basso in confronto ai costi sociali di un decesso o un’invalidità permanente, ma non è pensabile che venga istallato l’attenuatore davanti a ogni barriera in un battito di ciglia.

Il criterio di scelta dell’ANAS di dare priorità nell’istallazione degli attenuatori in base al traffico è ineccepibile e i dispositivi istallati nelle statali 131, 125, 195 e 729 in questi anni ha permesso di salvare la vita ad almeno 15 persone. Anche quelli istallati dal Comune di Cagliari sull’Asse Mediano hanno salvato diverse vite, l’ultima la settimana scorsa.

Nelle strade meno trafficate bisogna effettuare un lavoro puntuale di eliminazione delle barriere superflue, istallazione degli elementi di transizione per collegare le barriere consecutive e degli elementi terminali ricurvi che hanno costi più bassi degli attenuatori. Pur non attutendo l’urto impediscono alla lama di penetrare nell’abitacolo.

In tempi recenti una ragazza sulla SS125 ha capottato con la sua 500, ma grazie al terminale ricurvo, istallato pochi mesi prima, il guardrail non è penetrato ed è rimasta illesa.

L’Anas negli scorsi anni ha montato i dispositivi salvamotoclista nei tratti in curva della nuova Sassari-Olbia.

Nelle strade preesistenti in gestione ANAS non ce n’è nemmeno uno. L’azienda ha avviato un piano di sostituzione delle barriere per il valore di più di trecento milioni; è condivisibile anche qui il criterio di precedenza ai tratti più ammalorati e alle strade più trafficate, è inaccettabile invece che stiano montando barriere di vecchia concezione prive del dispositivo salvamotociclista previsto dal DM 1 aprile 2019, che saranno destinate a restare in essere per decenni, nemmeno predisposte per poterlo montare in un secondo tempo”.

 

 


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