Cassazione: è reato tenere gli animali incatenati

Per la Lega Antivivisezione “detenere un animale a catena è incompatibile con la sua natura”


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Chi tiene un animale legato con funi o catene commette un reato, a prescindere dalle condizioni di cattività. Nei giorni scorsi la Cassazione ha confermato la condanna inflitta al circo Livio Togni per aver detenuto in condizioni incompatibili con la loro natura due elefanti tenuti legati con delle catene, per giunta corte. La Lega Antivivisezione (Lav) una delle più importanti associazioni animaliste italiane, nel 2012 aveva denunciato il circo, opponendosi poi all’archiviazione del caso. La Suprema Corte con la sentenza del tribunale di Milano aveva condannato Livio Togni, titolare dell’omonimo circo, ad un’ammenda di 1.800 euro per il reato di cui all’art. 727, 2° comma, del Codice penale.

Secondo quanto riportato in un comunicato stampa diffuso dall’associazione animalista, si tratta di una pronuncia importantissima, nonché di una storica vittoria, che conferma ancora una volta come detenere un animale a catena sia incompatibile con la sua natura, a prescindere dalla condizione di cattività e conferma anche, laddove ce ne fosse bisogno, che la vita degli animali dei circhi è sofferenza”. I circhi d’Italia, prosegue la Lega, “utilizzano decine di elefanti, praticamente tutti prelevati in natura”, “appartenenti a specie a rischio di estinzione – che tuttavia – grazie ad una legge del 1968 sono sfruttati per intrattenimenti anacronistici a fini ludici, spesso con un supporto di un finanziamento pubblico al mondo dei circhi che può arrivare a 3 milioni di euro all’anno”.

Stesso discorso vale per gli animali “da affezione” come i cani. Infatti, la sentenza della Cassazione si riferisce in particolare al Circo Togni, ma è estesa a tutti i possessori di animali.

(Fonte: www.studiocataldi.it)


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