“Caro Michele Piras, non offendiamo dirigenti e dipendenti Aias”

La lettera aperta di una dipendente dell’Aias, Elisabetta Caredda: “L’onorevole Michele Piras sentenzia l’azienda soltanto grazie alla lettera di una lavoratrice. Non verifica neppure quali problematiche l’Aias stia attraversando con la Regione e con l’Asl, governate dalla sua stessa maggioranza. Onorevole Piras, ora la informiamo meglio”


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di Elisabetta Caredda, dipendente Aias

scrivo questa e-mail all’onorevole Michele Piras dopo le notizie apprese ieri dalla stampa quotidiana, e altri mezzi di comunicazione, relativamente alle sue dichiarazioni sull’A.I.A.S. di Cagliari, unite alla pubblicazione di una lettera di una dipendente A.I.A.S. a lei rivolta, contenente affermazioni gravi anche non veritiere.

Premessa la storia della collega del tutto opinabile, giacchè dice di lavorare da 30 anni all’A.I.A.S. e la fisioterapia, sia oggi che 30 anni fa, è stato uno degli sbocchi professionali tra i più spendibili nel mercato del lavoro in tutti questi anni, è assolutamente FALSO che i Dirigenti A.I.A.S. stiano concedendo prestiti con gli interessi ai dipendenti in difficolta’…! Ma ci rendiamo conto di quanto sembrano essere strumentalizzate certe allusioni che si fanno, cadere addirittura in affermazioni inverosimili, offendendo la sensibilità dei Dirigenti A.I.A.S. e di noi lavoratori stessi con dichiarazioni tendenziose, come finalizzate a volerci far lavorare con pensieri che creano stress e tensioni ? Il suo post mi lascia dunque meravigliata, perché non mi aspettavo che di fronte a una situazione difficile che l’impresa sta attraversando, lei abbia quasi, si può per così dire, “sentenziato” l’azienda da una lettera di una lavoratrice, senza accertarsi minimamente della veridicità di quanto scritto e senza porsi il problema dall’altra parte e andare a verificare quali problematiche l’A.I.A.S. stia attraversando con la Regione e le ASL, governate in questo momento dalla sua stessa maggioranza. Innanzitutto, mi lasci informarla.

L’A.I.A.S. di Cagliari è vero, ha avuto per un determinato periodo di tempo delle difficoltà che hanno rallentato il pagamento degli stipendi ai dipendenti e collaboratori. Difficoltà dovute ai ritardi significativi da parte delle ASL dei pagamenti per le prestazioni effettuate dall’azienda, così come stiamo cercando di comprendere se i Comuni che devono le quote sociali per la parte ad essi addebitata, da versare all’A.I.A.S., hanno ricevuto a loro volta questi fondi dalla Regione. Il fatto che l’A.I.A.S. sia in credito con le ASL è un dato di fatto. Lei sa bene che la procedura avviata con la 1676 C.C. può essere presa in carico dalle ASL solo se queste risultano essere in debito con l’azienda. Questo è un requisito indispensabile per l’applicazione del 1676 C.C. Non a caso le ASL vanno poi a bloccare quei fondi spettanti all’impresa, per rispondere ai ricorsi dei dipendenti. Una qualsiasi impresa a cui le si negano le entrate, secondo lei, può funzionare?

Questa procedura peraltro crea un problema anche a noi altri dipendenti che non abbiamo motivo per fare ricorso, perché bloccando le ASL i fondi dell’A.I.A.S., mettono a rischio anche i nostri stipendi. I Sindacati che tanto stanno acclamando questa tipologia di soluzione per ottenere gli stipendi, non stanno, a mio spassionato avviso, tutelandoci. A parte il fatto che parliamo di Sindacati non firmatari del nostro contratto di lavoro… ma possibile, mi chiedo, non si comprenda che nel momento in cui un’Azienda viene messa in condizioni di entrare in crisi, la si costringe a chiudere dei settori magari anche importanti, e con essi, si trova costretta a procedere alla riduzione del personale? Lei, Onorevole, in tutta onestà intellettuale, questo lo può arrivare a comprendere? La Sardegna è una regione calata nella crisi più profonda, sa molto bene che oggi i posti di lavoro non si trovano più semplicemente come una volta quando è stata creata l’Agenzia regionale del Lavoro, di cui il vostro partito, lo ricordo bene, se ne è occupato con molto impegno a suo tempo! Persone semplici come la sottoscritta si sono fatte la gavetta, si sono dovute rimboccare da sole le maniche più di una volta, si sono fatte conoscere per quello che sapevano fare. Hanno studiato e operato attive per rimborsi o gratuitamente per cercare una opportunità futura che ci potesse dire “Ok, sai fare bene, mi trasmetti fiducia, ti voglio con me a lavorare”. C’è chi questa opportunità l’ha avuta nel pubblico con “procedure” ristrette, non credo le sia nuovo l’argomento; per fortuna, dunque, che per noi comuni mortali esistono anche le aziende !!! Allora, tornando alla lettera di quella lavoratrice. L’A.I.A.S., solo dopo innumerevoli pressioni, sta riuscendo a far sbloccare delle risorse così da poter tornare ad accreditare gli stipendi ai suoi lavoratori. Hanno accreditato il 50% degli stipendi di gennaio e febbraio tra il 26 e il 30 agosto, hanno accreditato il 50% dello stipendio di marzo il 5 settembre, e il 16 settembre accrediteranno un acconto dello stipendio di maggio. Da atti pubblici, ho potuto inoltre verificare che per ottenere finanziamenti ad essa spettanti, l’A.I.A.S. deve ricorrere a decreti ingiuntivi. Non le dico le spese legali, i costi letti degli avvocati che poi hanno pagato le ASL, a cause perse.

Come se fossero nelle condizioni economiche più favorevoli, le ASL, di poter spendere il denaro pubblico in questo modo. Oltre ciò, le rendo noto che, nonostante l’ impegno preso dell’Assessore Arru a fine luglio con una delegazioni di lavoratori per l’organizzazione di un tavolo tecnico, in una riunione tenuta in presenza anche dell’On. Ganau, nulla di ciò ad oggi è stato comunicato. E’ dal 26 agosto che scrivo all’Assessore per avere con urgenza della documentazione che attesti i pagamenti avvenuti delle quote sociali ai Comuni, che gli chiedo di verificare tramite i suoi uffici se la Regione ha assolto a tali accrediti nei confronti degli enti in debito con l’A.I.A.S., perché possa personalmente contattare ogni Comune per sollecitare i pagamenti. Sono ancora qui, che attendo di ricevere ciò da me richiesto.

Una richiesta a Lei Onorevole Piras. Giacchè la sua posizione le permette di trovarsi nella stessa maggioranza con cui stiamo cercando di interloquire e risolvere, perché con una Legge non ci aiuta ad assolvere al debito di circa 30 milioni che l’azienda vanta nei confronti delle ASL, perché non legifera affinchè le stesse comincino a pagare regolarmente per le prestazioni e quote sociali? Venticinque, trenta milioni, non sono tanti. Non sono nulla! Li hanno dati persino al San Giovanni Battista di Ploaghe che era una Fondazione destinata a creare debiti. Posso sensibilmente accettare che non tutti hanno la cultura per comprendere cosa sia un’azienda che è legata alla mono-committenza, in senso lato, considerata la stipula di contratti con gli Enti pubblici per le prestazioni, e hanno difficoltà a capirne i problemi, ma io e Lei le problematiche di quando devi far sbloccare burocraticamente i fondi alla Regione o agli Enti pubblici, possiamo dire di conoscerli i tempi. Non mi dilungo oltre. Le ripeto la mia richiesta. Potrebbe aiutarci in una Legge volta ad assolvere al debito di circa 30 milioni che l’azienda vanta nei confronti delle ASL? Legifererebbe perché le stesse comincino a pagare regolarmente per le prestazioni effettuate e quote sociali? 


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