Il terribile rapido susseguirsi di incidenti stradali in Sardegna conta ben tre morti in poche ore. Due uomini e una donna, tutti lavoratori con una quotidianità che è stata cancellata per sempre. E, al di là di possibili errori umani, nel mirino finiscono ancora le strade sarde. Più ci si allontana dalle grandi città più è alta la probabilità di passare di punto in bianco dal grigio asfalto al bianco della polvere prodotta da arterie-mulattiere. Bisognerà pur aprire una mini riflessione se Daniele Fonnesu, Cinzia Vacca e Simone Sais hanno perso la vita su strade che conoscevano molto bene perchè le percorrevano quasi ogni giorno per andare al lavoro. La Provinciale 83, nel tratto di Flumiminaggiore, è stata la bara del 29enne di Terralba: Fonnesu, lavoratore nell’azienda che produce l’acqua San Giorgio, ha perso il controllo del mezzo e si è schiantato contro il guardrail, morendo sul colpo. Aveva appena comprato la moto ma quel tratto lo conosceva, non si trattava di una prima volta. Potrebbe averlo tradito la troppa sicurezza ,ma è impensabile in casi simili a non dare ragione a chi chiede protezioni salva motociclisti, soprattutto dove oltre il guardrail affilati ci son strapiombi.
Cinzia Vacca doveva percorrere davvero pochi chilometri ogni giorno, per andare a lavorare da Forestas a Villacidro. Ha sbandato all’improvviso ed è morta incastrata tra le lamiere. I colleghi hanno detto che è una strada pericolosa, pensiero condivido e amplificato dal sindaco Massimo Pinna: “È un lungo rettilineo mai messo in sicurezza”. Sulla 195 Sulcitana poco da dire. Simone Sais, operaio a Sarroch, è morto avvolto dalle fiamme dopo che ha urtato un camion. Soccorsi. E il 32enne, come confermano gli amici e una delle sorelle, non era abituato a guidare ma, ogni giorno, per portare il pane a casa, guidava con la massima prudenza, sia ni tratti cosidetti “tranquilli” che nei chilometri più pericolosi.