Dopo la morte per droga del figlio a Sassari gira le scuole della Sardegna per aiutare i ragazzi: mamma coraggio arriva a Capoterra

Avvertire del pericolo, mettere in guardia i giovani poiché può bastare veramente un attimo, e la vita vola via.


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Muore a 17 anni dopo un mix di droghe, la mamma Barbara Mura sarà ospite nelle scuole per raccontare il dramma. Non solo: avvertire del pericolo, mettere in guardia i giovani poiché può bastare veramente un attimo, e la vita vola via. Silvia Cabras: “Penso che il messaggio più diretto da dare sia quello dell’esperienza, purtroppo, anche molte volte tragica però è il messaggio che arriva più in fretta, che arriva sicuramente in maniera più più nitida più trasparente”. Un nuovo appuntamento per i giovani della città, viene portato avanti senza sosta il lavoro per sensibilizzare le nuove generazioni verso le tematiche più attuali, quelle che raccontano storie di violenza, pericoli, inganni e che, spesso, sfociano nella maniera più tragica. Bullismo, violenza di genere, violenza psicologica, disturbi alimentari sono stati affrontati con i protagonisti delle vicende più forti. Ora si affronterà un altro tema, quello della droga, che uccide, come accaduto a Gabriele, di Sassari, morto dopo aver assunto alcune pasticche, fatali. Una serata tra amici, le sostanze stupefacenti che girano con troppa facilità, la curiosità di provare: potrebbe essere mortale. Ecco allora che la prevenzione rimane l’arma migliore per combattere le piaghe, i pericoli.

L’evento si terrà a novembre o dicembre, è in fase di preparazione, ma sarà certa la presenza della mamma coraggio che, da quando ha perso il figlio, sente il richiamo di allontanare i giovani da quel mondo malato. “Ho conosciuto Barbara attraverso un video che ho trovato su tik tok – spiega Cabras, consigliere comunale e parte attiva nelle politiche sociali, sempre in prima linea per divulgare le buone pratiche al fine di sensibilizzare soprattutto i ragazzi – il video proiettava le immagini di suo figlio gli ultimi giorni prima della sua morte. L’ho contattata, le ho chiesto se avesse la forza di venire a raccontare la sua storia, come si sopravvive al dolore atroce della perdita di un figlio. Ha accettato, per condividere e anche per sensibilizzare, comunque, i ragazzi perché basta un attimo. Questo incontro pubblico verrà svolto nelle scuole coinvolgendo l’istituto superiore e anche i ragazzi delle scuole medie, non sappiamo ancora il luogo, sarà ovviamente aperto ai genitori, a tutti i cittadini, ci sarà inoltre un’altra storia che racconteremo, quella di un ragazzo che, invece, oggi è un affermato professionista che è cresciuto con un padre tossicodipendente, che poi è arrivato a suicidarsi a causa della droga. Anche lui racconterà la sua testimonianza. Ci sarà un esperto psichiatra che parlerà della parte proprio tecnica e io darò il mio contributo come assistente sociale”.

Storie forti e dolorose, i drammi di certo non lasciano spazio a fiori e sorrisi, un modo deciso e senza mezzi termini, insomma, per affrontare le tematiche più importanti, attuali, purtroppo, più che mai. “È giusto che comunque venga mostrata che cos’è la vita reale di una mamma che perde un figlio perché una sera esce e si fa di 5/6 pasticche, tutte insieme”.

Con la vita non si gioca, insomma, un impatto devastante ciò che può sembrare una ragazzata, “tanto lo fanno tutti”: no, può essere fatale, divertirsi non è sinonimo di droga, alcol o corse spericolate in strada. Ma di compagnia, allegria, giochi e risate ascoltando buona musica e ballando, magari, lucidi e consapevoli che a casa ci sono papà e mamma che non vedono l’ora di riabbracciare il proprio figlio.


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