Un matrimonio con le premesse felici, il secondo per lei che aveva vissuto prima un altro lungo rapporto fuori Sardegna, poi il “sì” e l’inizio dell’incubo, cresciuto sempre di più, sino a sfociare in un inferno quotidiano. Le quattro mura di casa diventano come una prigione per una 59enne, disoccupata e seguita da tempo dal centro di salute mentale. “All’inizio della relazione le cose tra noi andavano bene, ma da quando ci siamo sposati la situazione è cambiata e lui ha cominciato a sentirsi padrone di me”. Inizia così la denuncia protocollata dalla donna qualche giorno fa ai carabinieri. E il seguito è da bollino rosso, tra insulti e umiliazioni: “Vattene via da casa”, “guarda come ti sei ridotta”, “mi fai schifo, “sei brutta”, “mi fa schifo anche il tuo odore”, sino a prometterle, con toni e parole da censura, di andare a intrattanersi sessualmente con altre donne. E, poi, le minacce di morte: “Stai attenta quando dormi perchè ti ammazzo”. E le botte, purtroppo immancabili: “A giugno 2023 mi ha colpita col un guinzaglio da cane sulla schiena, poi mi ha colpita sul volto con una busta della spesa”. La 59enne incassa, non reagisce e non va nemmeno dal medico, come racconta nella denuncia. Il 15 maggio scorso, una settimana fa, l’episodio che l’ha portata alla denuncia e alla fuga: “Ha preso un coltello in mano e ha minacciato di ammazzarmi, poi mi ha preso a schiaffi e mi ha spinta per terra”.
La malcapitata è stata visitata dall’equipe medica di un’ambulanza del 118 e dal suo medico di base: “Ha riportato segni da percosse al volto e sulle spalle”, si legge nel referto. “Ora ho trovato un rifugio temporaneo, presto andrò dalla mia avvocatessa. Ho rinunciato ad andare in un centro antiviolenza anche se mi è stato proposto dai carabinieri. La casa nella quale vivevo non era mia ma di mio marito, ereditata dalla mamma morta. A 59 anni come sarà il mio futuro. Mio figlio è grande e ha già una sua vita”.