Capoterra, cinque anni dopo l’alluvione: gli abitanti ancora in piazza

Dal ricordo di quei tragici fatti alla prevenzione ancora incompleta: da Capoterra a Cagliari per protestare e non dimenticare


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Cinque anni fa esatti, fra le sette e le nove del mattino, Cagliari e la sua Area Vasta furono colpite da uno dei più grandi nubifragi che la storia ricordi. Cinque le vittime, di cui quattro a Capoterra, comune “affetto” da gravi rischi idrogeologici, e attraversato da una serie di fiumi e canali che quando piove troppo, si riempiono e si riappropriano del loro corso. Così è la natura, l’uomo dovrebbe sottostare alle sue regole, e questo a Capoterra non lo si è mai capito. Il centro della città, ma soprattutto le sue frazioni litoranee, come Rio San Girolamo e Frutti d’Oro II, furono spazzate da una valanga d’acqua alta più di tre metri, che si trascinò via ogni cosa: alberi, auto, animali, e come già detto, quattro vite umane. Una “catastrofe annunciata”, titolavano i quotidiani nei giorni seguenti, poiché la spietata legge del mattone, in passato, se n’è fregata di edificare a norma e di pensare, prima di tutto, alla salvaguardia dell’ambiente e dei cittadini.

Il Movimento manifesta. A cinque anni da quella tragedia, il movimento “Capoterra, Solidarietà e Pari Dignità”, capitanato da Carlo Carcangiu, oggi si è riunito davanti alla Regione, in Via Roma, a ricordare come dopo tutto questo tempo non si sia ancora fatto nulla di sostanzioso per porre rimedio ai gravi disagi che attanagliano questa bella, quanto pericolosa zona dell’Area Vasta cagliaritana: gli affluenti maggiori, quelli che nel 2008 arrecarono i danni maggiori alla popolazione, il Rio San Girolamo ed il Masone-Ollastu, non sono larghi e capienti al punto giusto. I letti dei canali sono sempre invasi dalla vegetazione e da rifiuti di ogni tipo, e spesso è capitato che ad occuparsi della loro pulizia, anziché le istituzioni, abbiano provveduto gli stessi condomini delle frazioni. “Quel mattino piovvero quasi quattrocento millimetri d’acqua” ripete la gente, “chi ci dice che in futuro l’evento non si possa ripetere? Chi ci garantisce che non ne possano piovere di più?”.

Nell’informativa redatta dallo stesso Ghironi, in data 18 Ottobre 2013, si fa riferimento anche a quelle parti, le più restie, che credono di potersi tagliare fuori dai problemi legati alla natura del territorio capoterrese; quei cittadini che, non essendo stati danneggiati dall’alluvione, si tirano indietro quando c’è da alzare la voce e far valere i propri diritti. “Spero di convincere anche queste persone” afferma Ghironi. A supportarlo fuori dal palazzo della Regione, oltre ai membri del comitato, un gruppo di cittadini che hanno a cuore le problematiche, anche psicologiche, come fa notare Ghironi nella sua informativa, che il disastro del 22 Ottobre 2008 ha comportato. Stasera alle 17,30, invece, presso la chiesa di Su Loi, Don Battista Melis celebrerà la messa in ricordo delle vittime della tragedia.

Il processo. Ricordiamo che per le vicende di cui sopra, otto sono gli imputati che, tempi burocratici permettendo, saranno prima o poi processati; l’ultimo, di processo, è slittato pure quello, rinviato al 19 Novembre. Il giudice Claudio Gatti ha confermato che non ci saranno più rinvii. Fra gli indagati, i cui capi d’accusa spaziano dall’inondazione colposa all’omicidio colposo, compare anche Giorgio Marongiu, ex Sindaco di Capoterra.  

Lorenzo Scano 


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