
Pasquetta in città, non solo Poetto e litorale, pranzo all’aperto e scampagnate fuori porta, a mangiare ricci e a dedicarsi a correre, in bici o a prendere le prime tintarelle di sole in spiaggia. C’è anche la zona di Calamosca, presa letteralmente d’assalto tra le mete scelte dai cagliaritani: non solo dunque la spiaggia dei centomila come icona del relax in compagnia, tra i chioschetti e il litorale rimesso a nuovo, ma c’è chi sceglie i tour naturalistici “fai da te” tra la sella del diavolo e il faro sopra il promontorio di Sant’Elia, una delle aree tra le più belle e particolari del capoluogo, con il colore del mare verde e azzurro cristallino. Purtroppo però, tra le bellezza naturali e delle acque, c’è una parte di quel paesaggio che fa storcere il naso a chiunque, una porzione di compendio abbandonato dove il degrado e il pericolo per l’incolumità delle persone è dietro l’angolo.
Transenne, aree delimitate da tanti anni, che si “fronteggiano” in quel posto dimenticato da tutti, persino dai militari, luogo quasi spettrale tra le sterpaglie dovuto anche alla mancanza di riqualificazione delle zone franose. Quella parte di costa, tra scogli e altezze vertiginose, si rivela inaccessibile, con tanto di cartelli di pericolo e precise ordinanze, off limits imposto da Comune di Cagliari e Capitaneria di Porto, ma c’è chi a piedi o in bicicletta prosegue il sentiero pericoloso che conduce sotto il faro. Intanto in spiaggia c’è chi ha deciso di prendere il sole e fare i primi bagni, il panorama tutt’attorno è suggestivo: sono in tanti però a puntare il dito anche contro Comune e Regione, per gli interventi strutturali e di valorizzazione che potrebbero essere attuati in sinergia con le altre Istituzioni di competenza per ridare decoro e fruibilità dell’area a bagnanti e turisti. Per ora ci si accontenta, è invasione di gruppi di escursionisti o semplici appassionati del trekking e delle passeggiate quotidiane.
L’OCCASIONE MANCATA. Peccato, un vero peccato soprattutto per i vacanzieri o per le singole attività che operano nella zona per il mancato rilancio del territorio. Basti pensare che oltre all’hotel-ristorante Calamosca, percorrendo la “strada della vergogna tra buche e voragini”, c’è anche La Paillote (Cala Fighera), della famiglia Merella. Quest’ultimi, hanno trasformato nel corso di decenni, un luogo che era inizialmente abbandonato e pieno di rifiuti, in un’oasi di benessere con tanto di servizi per chi vuole godersi il mare e il relax a cinque minuti dal centro urbano. Peccato, anche li il continuo rimpallo di competenze e burocrazia infinita tra demanio marittimo, Forze Armate, Regione e Comune non consentono la totale fruibilità di quei luoghi suggestivi e turistici, che hanno dato e darebbero più vitalità e forza lavoro ai gestori e a decine di giovani disoccupati sardi.
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