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“La gestione della rabbia: se ti conosci, la riconosci e la domini”.Intervista a Patrizio Loi, istruttore cagliaritano di difesa personale.
Buongiorno Patrizio. Sei già stato nostro ospite in una precedente intervista, nella quale ci hai già risposto. Per i nostri lettori che non ti conoscono, ti richiedo di presentarti.
Buongiorno e ben ritrovati. Sono un 40enne, nella vita sono un consulente informatico e insegno difesa personale all’interno della FIKBMS. L’insegnamento arriva dopo tanti anni di passione associato allo sport: dall ’89 al ’92 ho giocato a rugby, e nel ’92 ho iniziato con le arti marziali e gli sport da combattimento. Judo, Jeet Kune Do, Krav Maga e Difesa Personale sono le discipline che negli ultimi 23 anni alimentano la mia passione per lo sport. Sono decisamente ottimista per indole, mi piacciono le sfide, e non mi arrendo davanti ai problemi. Credo che sia importante trovare sempre la forza per combattere, e non arrendersi. Sono particolarmente sensibile verso gli episodi di violenza e soprusi, e sempre disponibile ad aiutare chi dovesse avere bisogno delle mie competenze.
Rabbia e difesa personale: come associare queste due cose?
Durante le mie lezioni, ai miei allievi, ripeto spesso:“Nella vita dovete arrabbiarvi, piangere e amare.” Le emozioni ci tengono vivi, e nella vita serve percepire le forti emozioni. Sono infatti le forti emozioni che ci spingono a fare le cose apparentemente più difficili.Con gli anni, l’esperienza e l’allenamento, ho imparato una cosa:la rabbia è un’autentica risorsa per chi decide di usarla nella difesa personale in modo attivo, utile ed efficace. La rabbia è un’emozione, che, come tutte le emozioni, non è né positiva e né negativa; le emozioni sono semplicemente utili, e diventano tali, quando sono riconoscibili. Dopo che le riconosciamo, le dobbiamo percepire e dobbiamo saper dare loro un nome.”Ogni muscolo cronicamente teso è un muscolo arrabbiato, dato che la rabbia è la reazione naturale alla restrizione coatta e alla perdita della libertà” (Lowen 1994,16).Quindi, secondo Lowen, la rabbia nasce dalla restrizione della nostra spontaneità, restrizione che facciamo per sopravvivere alle minacce che percepiamo provenire dal mondo esterno. Reprimere la rabbia è sbagliato, infatti la repressione della rabbia è un processo mortificante che indebolisce la nostra vitalità interna.Stessa cosa che accade quando cerchiamo di reprimere qualsiasi altro sentimento. La rabbia repressa non scompare, ma va a determinare dei blocchi muscolari, e spesso si va ad incanalare inconsapevolmente in altri distretti mentali e corporei, ponendo le basi per lo sviluppo di sintomi e conseguenti patologie. E’ evidente che la rabbia non va tenuta dentro, ma va solo gestita ed usata con criterio a seconda del momento. Esattamente come un’arma, un’arma affidabile che conosciamo e che farà la differenza in caso di bisogno.
La domanda corretta quindi, è : Come usare la rabbia? Come diventare più forti grazie alla rabbia?
Il processo didattico, che prevede l’allenamento in palestra finalizzato ad apprendere le tecniche che ci saranno utili per salvarci la vita, deve essere: metodico, serio, e finalizzato ad aumentare ed amplificare la nostra determinazione ed autostima. E’ durante questo percorso formativo, che dobbiamo imparare a riconoscere la nostra rabbia interiore. Utilizzare la rabbia e saperla convogliare quando serve (ad esempio durante un’aggressione), è l’elemento discriminante per la sua gestione.
E’ di fondamentale importanza che l’insegnate di difesa personale, trasmetta correttamente il concetto che, esiste sempre la possibilità di uscire da un’aggressione. Bisogna solo capire che possiamo farcela, e superare quei blocchi psicologici che spesso, pilotano dei preconcetti come aspetto dell’aggressore, corporatura, tono di voce, etc. Solo quando il percorso legato alla gestione della rabbia, sarà complementare all’apprendimento delle tecniche della difesa personale, ci sarà un esito positivo in caso di aggressione. L’esplosività controllata della rabbia, che una vittima durante l’aggressione riuscirà ad avere, sarà l’elemento discriminante per gestire una situazione drammatica con successo. E’ quasi superfluo sottolineare che, l’empatia e la fiducia che un atleta ha nei confronti del suo insegnate, è l’elemento base che non deve mancare. Un insegnante competente che crea una sinergia basata sulla fiducia del suo allievo, con il tempo determina nell’allievo un aumento dell’autostima, dell’autocontrollo e della gestione della rabbia, rabbia intesa come enorme energia da associare alle tecniche nella difesa personale. Mi piace confrontare le mie riflessioni con tecnici che stimo ed apprezzo. Da poco parlavo con un amico di vecchia data, Alberto Santus, maestro e tecnico di boxe di ottimi livelli. Alla mia domanda:“Cosa diresti ad un tuo atleta, per motivarlo maggiormente? Deve salire sul ring, deve usare tutta la sua rabbia per vincere, ma ha paura.”Lui ha risposto:”La rabbia che senti è la fame di vincere e far vedere quanto vali veramente. Quanti sacrifici hai fatto per arrivare qui? L’unica causa della tua paura è il tuo avversario. La causa di tutto ciò che di negativo ti è capitato nella vita e che ti fa’ arrabbiare è il tuo avversario! Sali sul ring e concentra la tua rabbia su di lui!Quando sarà a terra per k.o. fermati, non servirà mai esagerare.”
Un insegnante di difesa personale, che caratteristiche deve avere?
E’ quasi superfluo dire che deve essere un insegnante qualificato e preparato, questa è la base.
Come caratteristica importante, di sicuro deve essere anche un gran motivatore: deve spronare l’allievo, catalizzare la sua attenzione, stimolare la voglia di apprendere. Ma soprattutto ricordo che, ancora prima dell’apprendere le tecniche, ci si deve rivolgere ad un istruttore che abbia la nostra fiducia e che la sappia catalizzarla ed alimentarla. Bisogna stimare, fidarsi ed avere empatia con chi insegna. Infatti è importante sottolineare che, l’allievo affida all’insegnante il compito di abbattere delle barriere importanti… barriere psicologiche che spesso impediscono di vivere con serenità.
Senza l’empatia e la fiducia verso l’istruttore che deve essere un riferimento solido, sarà impossibile superare quelle barriere psicologiche da abbattere.Solo quando si superano, la nostra sicurezza ed autostima, aumenterà e diventerà il nostro punto di forza per vivere il quotidiano con la serenità che serve.
I nostri lettori che volessero provare una tua lezione, dove possono trovarti?
Attualmente insegno in tre palestre: la Rari Nantes di Cagliari, la Picasso & Fitness di Cagliari, e la StepTime di Quartu S.E. Sarà un piacere mettere a disposizione le mie conoscenze per chi sentirà la necessità di avvicinarsi alla difesa personale. Invito tutti ad allenarsi seriamente, la difesa personale è per tutti, senza nessun limite di età.
Alessandro Congia preprod.castedduonline.localmente.it