di Marcello Roberto Marchi
” Abbiamo la nostra storia ed essa non ci appartiene ” osservava tempo fa, con una punta di amarezza, la Professoressa Maria Antonietta Mongiu a corredo di un suo articolo sulla ” Città in pillole ” a proposito di cosa rappresentano Piazza Yenne e il Corso Vittorio Emanuele nella storia di
Cagliari.
Ed io ho pensato subito e penso ancora oggi anche a Villa Tigellio.
E’ anch’essa la nostra storia e sembra non appartenere a nessuno. Tanto meno al Comune di Cagliari e alla Soprintendenza ai Beni culturali, nonostante il ” roboante ” cartello affisso alla recinzione che circonda i ruderi della Villa.
All’interno del bunker che ospita l’ingresso, le giovani ragazze che accolgono i visitatori non hanno nemmeno un foglietto che dia qualche piccola informazione su questo monumento storico, che dovrebbe rappresentare una “ricchezza” non solo culturale per la Città.
Invece, Villa Tigellio è lasciata in pieno abbandono, erbacce secche ovunque , arbusti infestanti, lasciata letteralmente ” marcire “.
Si, proprio marcire, con le colonne e i ruderi che lentamente e inesorabilmente vanno sbriciolandosi, con le scritte in latino su alcuni basamenti che stanno definitivamente scomparendo , senza che chi ha il dovere di preservarle dalle intemperie se ne preoccupi Eppure basterebbe poco.
Ma lo stesso Consiglio Comunale, nonostante la presenza di Assessori e di Consiglieri che vivono in zona, in mezzo a milioni di euro distribuiti con la recentissima variazione di bilancio , non ha avuto la sensibilità ” culturale ” di destinare poche decina di migliaia di euro alla salvaguardia e alla valorizzazione dell’unico monumento storico a cielo aperto nel cuore della Città..
A proposito, Il Soprintendente , l’Assessore Regionale e quello Comunale ai Beni culturali ci sanno dire cosa sono quelle scritte e il loro significato ? Almeno restaurino quelle pietre e le sistemino al coperto per essere viste e realmente apprezzate dai visitatori.