Cagliari, strage di negozi chiusi in via dei Giudicati: “Sei croci per colpa della pista ciclabile” 

Una tintoria, un negozio di foto, una gioielleria, una parrucchiera, un’attività specializzata nell’abbigliamento e – temporaneamente – un bar. Molte le serrande abbassate in via dei Giudicati, e i commercianti superstiti attaccano: “Con la strada più stretta è impossibile fermarsi due minuti in doppia fila, anche se è illegale per noi era fondamentale. La pista per bici termina al semaforo di via Bacaredda, così non serve a nulla” 


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Sos commercio a Cagliari, anche il rione della Fonsarda non fa eccezione. In via dei Giudicati, da tre anni, è stata realizzata la pista ciclabile su entrambi i lati della strada. Da via dei Visconti sino a via Bacaredda, con il conseguente restringimento delle corsie per le automobili. E, trentasei mesi più tardi, fioccano le chiusure dei negozi. Più di un commerciante ha abbassato la serranda per sempre, e in più di un caso i cartelli con la scritta “affittasi” sono ormai totalmente impolverati. “Una tintoria, una gioielleria, una parrucchiera, un fotografo, una signora che vendeva abbigliamento e, per qualche mese, pure un bar, che adesso ha riaperto ma, tra una chiacchiera e l’altra, i nuovi proprietari mi hanno detto che gli affari stanno andando male”, spiega Giuliana Deligia, da quindici anni alla guida di un negozio di accessori per donna proprio in via dei Giudicati. È lei a fare il triste elenco delle chiusure delle attività commerciali. E, nel mirino, finisce la doppia pista ciclabile. “A prescindere dalla crisi, l’averla realizzata ci ha rovinato. Noi facciamo la vendita ‘guarda e fuggi’, per centocinquanta metri di pista dove non ricordo di averci mai visto passare chissà quanti ciclisti siamo penalizzati. Io sono in affitto, pago 1400 euro al mese. La doppia fila non è legale, ma con meno corsie gli affari vanno a picco. Spero che il nuovo sindaco possa sistemare questa strada”.
E, se anche Francesco Ibba, da decenni alla guida di un bar, si scaglia contro “la pista ciclabile, perché mi ha creato dei disagi dal punto di vista economico. Le attività ‘mordi e fuggi’”, come appunto un bar, “sono diverse, non è solo la mia. Parcheggiare un attimo all’incrocio era il nostro ‘pane quotidiano’, per quanto si dica che sia un parcheggio selvaggio”, c’è anche chi ha fatto di necessità virtu. Emanuele Ferrari, 42 anni, da otto lavora nell’unica tabaccheria di via dei Giudicati: “Lavoro dimezzato, prima potevo chiudere per la pausa pranzo e ora ho aperto un’agenzia di scommesse. Fosse stato per me non l’avrei mai fatto, cerchiamo di arrangiarci. Lavoriamo dalla mattina alla sera e siamo in quattro. Abbiamo licenziato due persone per un certo periodo, poi le abbiamo riassunte. La doppia fila è vero che non va bene, ma prima la strada era più trafficata. Zedda ci aveva promesso di far proseguire la ciclabile sino al Pacinotti, invece è solo una  per terra, illogica, che finisce al semaforo”.