Cagliari, spiagge alternative: “Poetto? No, Cala Diga a S.Elia”

Una piccola spiaggia che da tanti anni è il ritrovo delle famiglie, con i bimbi al seguito del vecchio borgo: “Peccato, se fosse pulita e valorizzata dal Comune, potrebbe essere una piccola perla per la tintarella dietro casa”


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Definirla o chiamarla “Diga Beach” sa un po’ di troppo azzardato e “turistico”, anche perché le condizioni in cui versa non è certamente delle migliori: rifiuti sparsi un pò ovunque, sterpaglie, alghe marroni, oltre al pericolo di zecche e pulci nelle discariche abusive, accanto ai bustoni neri che attendono ancora di essere ritirati. Ma tanti cagliaritani doc la chiamano Cala Diga, una piccola caletta che si trova adiacente allo stadio di Sant’Elia, nella strada che costeggia i parcheggi, facilmente raggiungibile. Anche a piedi. La notte? Tutt’altro scenario e ambiente, nessuna famigliuola con bimbi al seguito e ombrelloni, ma c’è il ritrovo dei gay e dei curiosi con le auto che girano e che si lampeggiano a vicenda.

IL DEGRADO. L’acqua è pulita, la sabbia bianca e fine, è ubicata a ridosso del molo di Levante del Porto, proprio di fronte al’ex capannone “Nervi”. Certo, mancano i bagnini, i servizi igienici, un punto ristoro ma almeno ci sono i cestini con la differenziata per i rifiuti. Un piccolo angolo incastonato dentro la città, per pochi intimi insomma, mentre i residenti del boro ne parlano come fosse proprio una piccola perla preziosa, oggi brutalmente resa tale dall’immondizia e dal degrado. Eppure basterebbe davvero poco, maggior pulizia e un intervento degli operai del Comune di Cagliari, in quella valle abbandonata da Dio proprio a due passi dall’Arena Grandi Eventi. 

Uno spiazzo sterrato “accoglie” almeno una decina di posti auto, nessun costo per parcheggiare, chi arriva prima ha il posto in prima fila, pochi passi e il mare è lì, tra i bagnanti volenterosi di Sant’Elia che la apprezzano per come dovrebbe in alternativa al Poetto, spiaggia dei centomila troppo affollata. Spesso la ripuliscono, ma è troppo poco: unico pugno nello stomaco, quel grigiore di pareti semi-diroccate della diga foranea della Marina Militare, quel tassello dove i pescatori ogni giorno transitano lungo quel lungo muro su cui poggiano ancora i tubi del carburante dei vari reparti. E in tanti ancora si chiedono a che serve.


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