Sei mesi di lavoro, onesto, contrattualizzato e soprattutto pagato, si sono trasformati da un periodo di possibile felicità al più grande degli incubi che sta vivendo un cagliaritano 46enne, Jonatha Melis. L’uomo, qualche settimana fa, ha lanciato un appello su Casteddu Online: “Io e la mia famiglia siamo sotto sfratto, non ho ancora un nuovo lavoro, ho creato una raccolta fondi”. I soldi, ben pochi, sono arrivati: “Settanta euro, ringrazio chi ha voluto aiutarmi”. Ma, ovviamente, non bastano per pagarsi un nuovo affitto: “Sono in ritardo di troppe mensilità, il padrone di casa due giorni fa mi ha comunicato che sto per ricevere la richiesta ufficiale di sfratto entro, e non oltre, il mese di luglio”. Ma Melis si sta mangiando letteralmente le mani e quasi schiuma per la rabbia: “Dal mio ultimo giorno di lavoro non sono passati ancora due anni e, per questa ragione, non mi spetta l’aiuto del reddito di cittadinanza, che utilizzerei per garantire un tetto sicuro a me e alla mia famiglia e, dopo un primo colloquio di lavoro andato male due settimane fa, avere la serenità per affrontarne altri e ritornare, quanto prima, a lavorare”.
Zero euro dallo Stato per un padre di famiglia, che nota una delle tante storture del reddito: “Non bastano i documenti che attestano la mia disoccupazione, per il Governo non sono abbastanza povero per poter essere aiutato. Spero solo di trovare una soluzione per evitare di rimanere senza un tetto”.