Cagliari, Settimana Santa ai tempi della pandemia: il ricordo di Stefano Scanu

Solo un anno è trascorso, è cambiato tutto, tutto si è trasformato, le emozioni, i preparativi, la tensione, la fatica di trasportare le statue


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Tutti gli anni il programma consolidato prevede che durante la settimana Santa vi siano le processioni che partendo dal rione di Villanova  raggiungono l’antica rocca di Castello, sino alla Cattedrale.

Stranisce che quest’anno nel percorso non ci sarà nessuno; le solennità, nell’anno del covid -19, a.d. 2020, sono, per così dire, private.

Nella mia mente, scrivere queste righe, richiama un ricordo indelebile: mia madre, con un ordine perentorio “fuori tutti e zitti”, faceva uscire tutti dal bar in piazza Carlo Alberto; Mercedes aveva ascendente e spediva gli avventori ad ascoltare i canti de “Is Cantoris”, questi ultimi non potevano non fermarsi in “sa Prazitta”. Poi, la processione proseguiva, per la via Lamarmora e “rientrava” nel rione di Villanova. I due quartieri sono legati e questo legame probabilmente deriva anche da questa tradizione secolare.

Solo un anno è trascorso, è cambiato tutto, tutto si è trasformato, le emozioni, i preparativi, la tensione, la fatica di trasportare le statue.

Mauro Branca, Marco, Gerolamo Chinedda, Stefano Scanu, amici personali insieme a tutti gli altri, non saranno attesi nelle piazze e nelle piazzette dei rioni dei quartieri di Villanova e Castello, per cui vi invitiamo a leggere la storia di Stefano Scanu.

Una piccola grande storia.

“Qui, nel quartiere di Villanova il tempo è il padrone del gioco, qui la vita scorre in fretta, troppo in fretta, senza che nessuno se ne accorga. A Villanova succede così, il quartiere ha mutato aspetto, colori, suoni, profumi; le case una volta curate mostrano i segni del tempo, con le loro crepe, trasudano di umidità come fossero lacrime di rimpianto per una perduta giovinezza. Le vie, i vicoli, gli slarghi, si adeguano e mostrano anch’essi i segni dell’incuria dei governanti, sono sparite le fontanelle che hanno visto passare generazioni dalla fanciullezza all’età delle rimembranze della vecchiaia. …

L’aspetto più significativo è rappresentato dalla integrazione di questi giovani uomini e donne con i vecchi abitanti del quartiere. I bambini giocano tutti insieme, ma anche gli adulti vivono in armonia e rispetto reciproco.

Per molte signore di una certa età, che abitano ancora nel quartiere, questi bambini, magari dagli occhi a mandorla e dal colorito un po’ più scuro del nostro (ma mica tanto), sono diventati e rappresentano

ormai i nipotini lontani o forse desiderati e mai avuti… Ma c’è un momento in cui succede qualcosa di straordinario, la macchina del tempo si ferma, anzi sembra che torni indietro negli anni, forse nei secoli: è Quaresima!!!  “Cummenzant’is Cantoris”. Sì, come dopo un lungo letargo invernale, il quartiere si risveglia, se avesse vene si sentirebbe il sangue gorgogliare.

Nella nostra piccola grande chiesetta di San Giovanni, umile forse per molti, ma per noi meravigliosa quanto la più ricca delle basiliche, ci si prepara.

I Cantori si preparano con puntiglio, ci sono anche i bimbi dagli occhi a mandorla ed altri ancora, ormai i ranghi sono quasi serrati, si guardano, si stringono, talvolta discutono tra loro per una nota un po’ così, ma si sostengono e cantano. Loro si riappropriano del quartiere, lo respirano, il quartiere si riappropria di loro, dei suoi figli. Sì, è proprio così, perché moltissimi sono figli di Villanova, sono nati tra queste vie e tra i vicoli, qualcuno in case che ormai non esistono più, demolite in nome della modernità. E il canto si fa giorno dopo giorno più forte e sicuro, si diffonde rimbalzando tra i muri delle vie strette e arriva nelle case dove fa esclamare: “Làh! Ascurta, is cantoris”. Il quartiere rivive un tempo andato, San Giovanni è come fosse l’ombelico del mondo, è una iniezione di vitalità che si palpa nell’aria. La Pasqua sta per arrivare e con essa l’apoteosi di Villanova… Is Cantoris hanno quasi concluso le loro prove, il Venerdì Santo e il sabato sono tutti presenti, nei cuori di tutti gli altri, li senti e ti pare di averli al tuo fianco. Il Venerdì Santo,

la Processione, tra ali di folla che invadono l’angusto percorso, i cantori sono pronti, Confratelli e non, le tante piccole macchie bianche dei sai e dei cappucci riempiono la via, stanno per uscire i simulacri…. Non si può sbagliare, non si deve, non si sbaglierà.

La Processione si snoda lungo il percorso tra una moltitudine di folla sempre più crescente di anno in anno, intervallata dalle preghiere cantate dai cantori…lo scorrere veloce del tempo, un altro letargo; ma la macchina rallenterà ancora, e prima che torni primavera questa piccola grande storia si rinnoverà.
Stefano Scanu

Se voleste leggere il racconto per intero: https://arciconfraternitasolitudine.beepworld.it/poesieracconti.htm


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