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Si trasforma in uno scontro tra “sacro” e “profano” la battaglia sui tavolini in piazza Santo Sepolcro, nel rione cagliaritano della Marina. Ieri la notizia della diffida inviata da don Marco Lai al Comune: “Truzzu, leva tutti i tavolini dalla piazza”. Il motivo? “Piazza piena, in caso di funerale o matrimonio impossibile passare: lì devono giocarci i bimbi”. E “rispunta” un documento del 1864 che rafforza la posizione del religioso. Tavoli e sedie di cinque tra ristoranti e locali, però, possono restare lì temporaneamente, sino al 31 dicembre 2020, grazie proprio all’ok dell’amministrazione comunale. Una scelta straordinaria, dettata dagli spazi “ristretti” post Coronavirus dentro le strutture. Una maxi boccata d’ossigeno, per i ristoratori, che ora però rischiano di dover riporre, ben presto, tutti gli arredi esterni dentro i magazzini. E, fatto sin troppo scontato, alzano la voce: “Vogliamo lavorare, siamo in crisi”.
Stefano Trudu, da gennaio, gestisce un locale food che affaccia proprio in piazza Santo Sepolcro: “Serve buon senso, vista la situazione, non staremo qui sino al 2030. Don Lai è un uomo di chiesa e dovrebbe essere il primo a dare il buon esempio e aiutare le persone, noi vogliamo solo lavorare. Abbiamo tutti spese e debiti, soprattutto dopo il Coronavirus, siamo rimasti fermi per mesi. Così non siamo certo aiutati, se dovrò togliere sedie e tavoli dalla piazza sarò costretto a licenziare quattro persone”. Fabio Mirigliani è un altro ristoratore: “Il Covid ci ha messo in ginocchio. Don Lai è stimato e amato da tutta la comunità della Marina e dintorni perchè ha sempre fatto del bene a tutti. Ha a cuore la salute e il benessere delle persone, dev’essere così anche per noi lavoratori. Tirare fuori un documento del 1864 in questo periodo mi lascia senza parole”.