Cagliari, ricciai disperati a Su Siccu: “Tavoli vuoti per colpa di chi ‘difende’ i ricci”

Il “deserto” nella pineta, solo due i gazebo aperti e niente vino incluso nei 12 ricci a sei euro: “Però regaliamo il pane. I ricci in via di estinzione? Falso, i pescatori continuano a trovarli”. GUARDATE le VIDEO INTERVISTE


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Due gazebo, 1250 euro al mese di suolo pubblico da pagare e ricci che rimangono non “sullo stomaco” di chi li mangia ma dentro le ceste dei ricciai. Il motivo? Dai primi di novembre a oggi è drasticamente calato il numero di persone che hanno raggiunto la pineta di Su Siccu per mangiare un piatto di ricci, magari accompagnato con un bicchiere di vino. È sufficiente gettare un’occhiata per accorgersi che, praticamente, il “villaggio dei ricciai” non esiste. Dopo i nove-dieci chioschi dell’anno scorso, a due settimane scarse dall’inaugurazione sono solo due i ricciai che lavorano. E che danno lavoro, in totale, ad una quindicina di persone. In un mercoledì di metà novembre, all’ora di pranzo, ci sono appena quattro persone che “scavano” con i cucchiai per potersi gustare la polpa rossa dell’animale. Decisamente poco, rispetto ai numeri record del passato. Come mai? Le cause, a detta di chi ha voluto scommettere anche nel 2019 sulla vendita di ricci, sono più di una. Il maltempo degli ultimi giorni, che ha costretto molti pescatori a non andare per mare, non basta a giustificare un crollo verticale delle vendite. Ci sono le nuove regole imposte dalla Regione – i ricci possono essere pescati solo dai professionisti – e anche la campagna “io non mangio ricci” portata avanti e sponsorizzata da tanti chef e ristoratori cagliaritani e sardi.

 

“Com’è la situazione? Drammatica, i tavoli sono vuoti, non si vede?”. Non utilizza certo mezzi termini Piero Argiolas, 52enne cagliaritano, alla guida di uno dei due gazebo aperti. “Qui abbiamo tante spese, speriamo che i clienti aumentino con il bel tempo. Una dozzina di ricci costa sei euro, il vino è escluso ma regaliamo il pane”, afferma. Dodici mesi fa, ricci più bicchiere di vino erano compresi, ed è forse uno dei segni della stagione “nera” che stanno vivendo: “Tra il mio chiosco e l’altro lavorano, in totale, quindici persone. La campagna contro il consumo di ricci è gestita male, non è vero che sono a rischio estinzione, sennò i pescatori non ne troverebbero nemmeno uno. E, invece, li trovano e li pescano”, osserva Argiolas. “Restermo qui sino al quindici aprile”, ricorda il commerciante, incrociando nemmeno troppo idealmente le dita, “non so se ci daranno qualche proroga”.


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