Cagliari: “Nuovo quartiere al porto? Sì, come il bronzetto nuragico di 20 metri”

L’opposizione contro Truzzu e la giunta: “Ma che senso ha realizzare un nuovo rione con ristoranti e hotel quando la città offre a pochi metri di distanza un tessuto economico consolidato? Perché si devono realizzare nuove volumetrie residenziali, quando in città sono presenti più di 5 mila alloggi inutilizzati?”


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“Che sesno ha un nuovo rione al porto con ristoranti, proprio a due passi dal centro storico?. E perchè la Fiera è abbandonata”. L’alfabeto dell’opposizione contro “le promesse mancate” il sindaco procede a suon di polemiche. Stavolta nel mirino c’è l’accordo sul quartiere in viale La Playa e la paralisi della Fiera.

“Abbiamo intenzione di realizzare un nuovo quartiere all’ingresso della città, tra via La Plaia ed il molo Rinascita. Vogliamo recuperare questa parte di Cagliari che comprende aree dismesse del Demanio civile e militare, due edifici rappresentativi come il Palazzo delle Dogane e il Silos e tutta l’area oggi deposito di rimorchi destinata a traslocare al Porto Canale. Questa nuova area di circa 25 ettari, trovandosi nel punto di confluenza tra gli sbarchi delle navi da crociera, i collegamenti con l’aeroporto e gli ingressi in città dalla SS. 195 e SS. 130, diventerà il punto di accesso alla città dal mare, da terra e da cielo. In questa superficie vogliamo realizzare uno spazio per la prima accoglienza delle navi da crociera e per il tempo libero, con una nuova arena per i concerti, un albergo e un museo ad un passo dal nuovo campus universitario di via La Plaia”.“Nell’ottica di aumentare gli spazi comunali destinati allo sport, appare di importanza strategica la riconversione dell’area della fiera in chiave sportiva: infatti, attraverso lo sfruttamento dei suoi padiglioni, potrebbe contribuire, in maniera sostanziale, a colmare la distanza esistente tra la domanda e l’offerta di spazi coperti attrezzati per lo sport”(dal programma elettorale di Paolo Truzzu)

In un anno è ancora al palo il Piano Particolareggiato del Centro Storico, che avevamo lasciato da portare in approvazione e che consentirà di riqualificare l’esistente e dare risposte al settore delle costruzioni, e del preliminare del Piano Urbanistico, che sarebbe dovuto arrivare in Consiglio entro il 30 giugno, non c’è traccia. Ma il centrodestra preferisce spostare l’attenzione dalle sue inefficienze parlando di un fantomatico nuovo quartiere, così viene definito, nelle aree del porto e nel viale La Playa. All’interno del porto sono necessarie strutture di servizio per il diportismo e un terminal per accogliere i croceristi, anche una struttura ricettiva ci può stare. Ma che senso ha realizzare un nuovo quartiere con attività di ristorazione e ricreative, quando la città offre a pochi metri di distanza un tessuto economico consolidato? Perché si devono realizzare nuove volumetrie residenziali, quando in città sono presenti più di 5000 alloggi inutilizzati? Perchè si vogliono realizzare nuove cubature in una zona decentrata della città e non si pensa a riutilizzare il patrimonio di immobili dismessi e in dismissione (ex carcere di Buoncammino, Ospedale Civile, Fiera, etc.)? Sorvoliamo sul nome Su Nuraxi (forse l’hotel è stato pensato a forma di nuraghe?), in linea con una vecchia proposta, quella di un colossale bronzetto nel porto di Cagliari, che per fortuna sembra dimenticato.

Per la Fiera si pensa al recupero degli edifici per l’attività sportiva indoor, un’ipotesi che può essere presa in considerazione come integrazione alla reale vocazione dello spazio per la congressualità, con relativa offerta ricettiva, e come spazio espositivo, secondo modelli adeguati all’attuale sistema fieristico internazionale. Viene abbandonato l’Accordo di Programma a cui si era faticosamente arrivati alla fine del 2017 con il coinvolgimento di tutti gli Enti competenti (RAS, Camera di Commercio, Comune di Cagliari, Città Metropolitana e Autorità portuale), che prevedeva anche la connessione con l’area portuale antistante e la connessione con la città e l’area metropolitana con la valorizzazione delle realtà contigue.

Quindi si cancella un processo lungo e faticoso, per un salto nel buio… e nel mentre gli impianti sportivi comunali già esistenti sono chiusi e inutilizzabili.


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