
Vasta operazione dellle forze dell’ordine dalle primissime ore di questa mattina tra Cagliari, Quartu, Dolianova, Sanluri, Iglesias, Narcao e Isili, con oltre 150 militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Cagliari, e con l’ausilio dell’elicottero dell’Elinucleo Carabinieri di Elmas. In esecuzione 20 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e 11 perquisizioni, in relazione ad un’indagine (denominata “Caronte” e iniziata nel 2013) maturata nell’ambito del business dei servizi funebri con il coinvolgimento di personale addetto alle camere mortuarie dei principali ospedali di Cagliari.
Oltre 100 gli indagati, a parte le 20 ordinanze citate.
I reati contestati sono: induzione indebita continuata in concorso, peculato continuato, truffa aggravata continuata, falso in atto pubblico continuato.
L’attività investigativa, condotta anche mediante sistemi d’intercettazione ambientale e di videoripresa, ha consentito ai militari di dimostrare l’esistenza di un diffuso sistema di malaffare che ha visto coinvolte ed indagate 168 persone (tra cui le 20 citate) tra necrofori dipendenti di 5 ospedali cagliaritani e 11 agenzie funebri.
In particolare, le indagini hanno consentito di accertare come i necrofori avessero favorito sistematicamente alcune agenzie funebri compiacenti piuttosto che altre, aiutandole nella vestizione delle salme, permettendo loro di “incassare” il defunto prima del tempo previsto dal regolamento di polizia mortuaria (non prima di 15 ore dal decesso), accelerando la relativa prassi burocratica, mettendo a disposizione la camera mortuaria più grande ed arrivando, in alcuni casi, a segnalare ai parenti dei defunti le agenzie “amiche” cui rivolgersi; il tutto in cambio di un compenso in denaro variabile tra 20 e 200 euro per servizio funebre.
Tale sistema consentiva ai necrofori di intascare un vero e proprio “secondo stipendio” (dai 1.000 a 1.500 euro al mese), per un giro d’affari complessivo stimato in 500.000 euro.
Nell’ambito di tale sistema sono emersi:
per taluni indagati, profili di responsabilità in ordine al reato di “truffa aggravata”, in quanto si è dimostrato come gli operatori funebri non rispettassero gli orari di lavoro imposti e, oltre a scambiarsi i turni senza informarne la Direzione sanitaria, falsificassero intenzionalmente e regolarmente gli orari delle timbrature dei badge elettronici, strisciando le tessere gli uni degli altri, cagionando così un considerevole danno erariale per l’amministrazione sanitaria;
per taluni tra i necrofori indagati, nelle funzioni di incaricato di pubblico servizio, responsabilità in ordine al reato di “peculato” avendo accertato alcuni episodi dove si faceva un uso personale del telefono dell’ufficio o di varie apparecchiature elettroniche con i relativi beni di consumo.
I dettagli dell’operazione saranno illustrati in una conferenza stampa in mattinata.