Cagliari, l’odissea dei lavoratori del Bingo: “Non sappiamo cosa dare da mangiare ai nostri figli”

La sala bingo che non c’è e l’odissea dei sessanta lavoratori. I lavoratori delle sale gioco di Cagliari, Sardinia Holidays e Palace Games (sala slot machine) sono ancora per strada.


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La sala bingo che non c’è e l’odissea dei sessanta lavoratori. I lavoratori delle sale gioco di Cagliari, Sardinia Holidays  (bingo) e Palace Games S.p.A. (sala slot machine) sono ancora per strada.

Non si è infatti ancora conclusa l’odissea, più volte raccontata, iniziata ormai due anni fa e i lavoratori si chiedono e chiedono agli organi della procedura come faranno ad arrivare alla fine del mese e cosa daranno da mangiare ai loro figli. La storia la raccontano Monica Porcedda e Silvia Dessì, delle segreterie territoriali Fisascat Cisl e Uiltucs

“Il 27 novembre 2017 il tribunale penale di Cagliari emette il provvedimento di sequestro, previsto dal testo unico antimafia, delle quote delle società che gestivano le sale gioco di Cagliari. Subentra, da quel momento, la gestione del Tribunale, con due amministratori giudiziari e un ulteriore amministratore. Il Bingo chiude ma dopo appena un mese riapre i battenti e i dipendenti tornano tutti  a lavorare.

L’attività va bene, produce utili ma i debiti precedentemente accumulati con lo Stato portano a fine gennaio 2019 al fallimento delle due società con la nomina di un altro giudice delegato e di un curatore e quasi contemporaneamente arriva la confisca delle quote. Le sale chiudono di nuovo, e questa volta non per poco.

Le due procedure vanno in parallelo e i lavoratori non riescono più a comprendere quale delle due sia il datore di lavoro. Il fallimento revoca la procedura di licenziamento collettivo avviata, perché i lavoratori – sostiene – sono della confisca penale. Le amministratrici giudiziarie respingono la palla: i lavoratori sono del fallimento. E i lavoratori, di nessuno, non vengono licenziati perché non si sa chi li deve licenziare, non vengono messi in cassa integrazione, come insistentemente chiesto dai sindacati, perché, spiegano, manca l’approvazione del programma di prosecuzione o di ripresa dell’attività prevista per le aziende confiscate che si sarebbe dovuto adottare da subito, nel gennaio 2018, prima di riaprire. Si procedeva così, giorno per giorno.

Non vengono pagati gli stipendi di gennaio 2019 dei lavoratori perché i soldi -guadagnati dal bingo grazie al loro lavoro – non vengono distribuiti e in quanto vincolati alle spese della procedura.

Ad aprile il tribunale affitta l’azienda alla Bingo Imperial di Quartu ma, incredibilmente, il contratto viene firmato solo  a fine giugno, dopo una manifestazione dei lavoratori davanti al tribunale.

L’azienda confiscata viene affittata al titolare dell’unico altro bingo della Sardegna, per il stratosferico canone annuo di 755 mila 91 euro e mensile di 62 mila 924,25 euro. Orlandini, amministratore della Bingo Imperial, versa immediatamente la cauzione per 120 mila euro e il primo canone di locazione. Neppure queste entrate vengono utilizzate per pagare gli stipendi dei lavoratori. Orlandini paga regolarmente anche i successivi canoni di luglio, agosto, settembre, ottobre, e novembre per 377 mila euro ma neppure questi soldi vengono spesi per gli stipendi.

La Bingo Imperial promette un’apertura rapidissima: il tempo di riordinare i locali, che dice aver trovato in condizioni disastrose e di ottenere le autorizzazioni amministrative che –come con il precedente passaggio- non potevano tardare. Chiede ai lavoratori uno sforzo di poco tempo e di fatto impone, in cambio dell’assunzione di tutti, compresi quelli a tempo determinato e di quelli che, non facendocela più, avevano rassegnato le dimissioni per giusta causa, di far partire il lavoro e gli stipendi insieme all’apertura della sala bingo. Spiega che non era possibile, per lui, neppure per un solo mese, sostenere l’affitto e insieme i costi delle retribuzioni senza l’avvio della sala e minaccia che, a queste condizioni, avrebbe rinunciato a tutto. I lavoratori, preoccupati che si riinizi tutto da capo accettano. Il bingo ad oggi non ha ancora aperto. E mentre il Bingo Imperial avvia dei lentissimi lavori di “ristrutturazione” dei locali affittati, la sala bingo di Quartu, sempre di sua proprietà, senza concorrenza, va a gonfie vele.

Solo dopo cinque mesi, il 18.10.2019, la Bingo Imperial presenta alla questura la richiesta delle autorizzazioni necessarie per aprire, autorizzazione che ancora non è stata rilasciata. Evidentemente nessuno ha fretta.

I lavoratori sempre più disperati vorrebbero almeno poter accedere al fondo di garanzia Inps per il tfr e lo stipendio di gennaio. Anche in questo tentativo incontrano però gravi difficoltà. Infatti il Tribunale Penale ad oggi, nonostante  le insistenti richieste dei lavoratori, non ha ancora fissato l’udienza di verifica dei crediti che, per l’Inps, costituisce presupposto indispensabile per accedere alla prestazione.

La misura ora è colma e i lavoratori, ormai esausti e provati economicamente, sono pronti ad adottare tutte le iniziative necessarie per far sentire la loro voce, da troppo tempo inascoltata”.


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