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La sanità continua a mostrare tutte le sue falle in Sardegna. A Cagliari, un’anziana di ottantaquattro anni ha atteso sette ore, con la bombola dell’ossigeno, al Santissima Trinità: “È arrivata con l’ambulanza e una saturazione pari a ottantasei”, racconta il figlio dell’anziana, Ettore Ghiglieri. Il refrain è quello di tanti altri casi, con un cittadino che si sente male in casa e ha urgenza di cure mediche. Nel caso dell’ottantaquattrenne, già alle prese con la dialisi e nefropatica, fatale è stata una insufficienza respiratoria: “Rischiava che le arrivassero i liquidi nei polmoni e allora, visto che che è seguita dai medici della Asl di Quartu che, proprio oggi, erano al Santissima Trinità, è stata portata lì con l’ambulanza e in codice giallo”. Un colore che rappresenta una gravità media. “C’è stata l’altissima probabilità che, nell’attesa, morisse nel corridoio. Lì è rimasta per sette ore, attaccata alla bombola dell’ossigeno e sopra un lettino, tra lamentele e escandescenze degli altri pazienti, scene purtroppo tipiche negli ospedali. Ha avuto solo la forza, ogni tanto, di aprire gli occhi e di lamentarsi”. Il figlio era molto preoccupato dalle notizie che la sorella, rimasta sempre accanto alla madre, gli faceva avere da quel “limbo” tra il pronto soccorso e qualunque reparto ospedaliero.
“È stata presa in carico solo dopo sette ore. È una vergogna che la sanità qui funzioni così, pure nel terzo mondo basta tirare fuori uno smartphone e minacciare che si rende pubblico ciò che sta capitando per fare attivare anche le forze dell’ordine”, afferma, sdegnato e molto arrabbiato, Ghiglieri. “Stiamo toccando livelli mai toccati sinora, è allucinante tutto ciò e non è più plausibile che ci siano carenze negli organici degli ospedali. Al nuovo assessore regionale alla Sanità, Bartolazzi, ghi chiedo di trovare i fondi per fare nuove assunzioni, ‘a bomba’, negli ospedali, e che si dia da far per eliminare il numero chiuso in Medicina”.