È guerra aperta a Cagliari tra i residenti delle strade attorno ai campi del Cus e i vertici della stessa società che permette, ogni anno, lo svolgimento di Ateneika, il festival sportivo e musicale che trasforma la zona tra il discesone di via Is Mirrionis e via Trentino in una bolgia sino a tarda notte. Le date dell’edizione del 2024 sono già state fissate, dal 30 maggio al nove giugno, ma un gruppo molto folto di abitanti ha formato un comitato e spedito email al prefetto, alee foze dell’ordine e al sindaco Paolo Truzzu. La richiesta semplice: “Spostate Ateneika da un’altra parte, qui non siamo in campagna o in un paesino isolato”. Le lettere all’ormai ex primo cittadino, al prefetto, al rettore e al presidente del Cus le hanno inviate anche l’anno scorso, gli abitanti dei palazzi che affacciano sull’area sportiva: “Non abbiamo ricevuto nessuna risposta, ma quest’anno sarà diverso. Se non accoglieranno le nostre richieste faremo una causa collettiva per chiedere i danni, abbiamo già parlato con vari avvocati”, annuncia Luigi Tolve, 84 anni, residente in via Capitanata, tra i portavoce del folto comitato che si è scagliato contro Ateneika: “Musica e caos sino a tardi per undici giorni, una situazione insostenibile. Assurdo che non tengano conto che i campi non sono in aperta campagna o in una località dove non vive nessuno, ma in un catino dove vivono migliaia di persone, con le case a meno di 20 metri dal palco dove sparano musica a un’intensità di decibel elevatissima. Tremano i vetri delle case, le deroghe con le quali è stato consentito di fare rumore sino all’una, per noi, sono fuorilegge. A spettacoli finiti migliaia di persone si riversano in via Is Mirrionis nei camion bar per mangiare e fare baldoria. Ho provato a mettermi i tappi nelle orecchie, non è servito a nulla”.
Pronta a dare battaglia anche Luisa Paba, 61 anni, lavoratrice in uno studio medico: “Montano il palco sotto i nostri balconi, per undici giorni abbiamo concerti sino a tardissima notte e poi arrivano gli schiamazzi, impossibile riposare. Chiediamo quantomeno una limitazione oraria degli spettacoli o il trasferimento del palco in un’altra sede, magari nello spiazzo davanti alla casa dello studente per non avere il caos accanto alle orecchie”, sostiene. “All’1 di notte c’è ancora molto frastuono e poi c’è una marea di persone che beve, gioca e canta senza controllo. Significa che ci ritroviamo ad avere un caso 24 ore su 24, prima dagli spettacoli sul campo con megafoni, nel pomeriggio dalle prove dei concerti e poi la sera. Non possiamo riposare come vorremmo”, prosegue la Paba, tra le firmatarie delle lettere di lamentele: “Abbiamo chiesto un controllo della manifestazione perchè c’è anarchia totale. Abbiamo chiesto una collaborazione su vari fronti, ma non abbiamo mai ricevuto nessuna risposta. Basta una foto per capire che non può essere autorizzato un palco sotto i balconi”. La guerra è appena iniziata.