Il mondo della scuola sarda è in subbuglio, proprio nei giorni delle prove Invalsi decine di insegnanti hanno deciso di scendere in piazza, accanto ai Cobas, di fatto paralizzando le attività in molti istituti della scuola primaria del capoluogo sardo ma anche del Nuorese, dell’Oristanese e del Sassarese. Nel mirino, appunto, ci sono i test per gli alunni, “rappresentano la standardizzazione della didattica, e in più quest’anno ci battiamo contro l’ipotesi della regionalizzazione dell’insegnamento, che prevede delle nette differenze tra le regioni del Nord ricche e quelle, povere, del Sud Italia”, attacca Nicola Giua, portavoce regionale dei Cobas. “Gli insegnati non solo sono maltrattati, ma se non fosse per il sacrificio del personale Ata oggi molte scuole sarebbero chiuse. I finanziamenti sono ai minimi termini, dopo gli ultimi dieci anni nei quali la Regione ha approvato il dimensionamento selvaggio è arrivato il momento di cambiare rotta”.
E loro, i docenti, oltre al “no” netto contro le prove Invalsi, raccontano di “scuole diventate ormai come baby parking, con molti genitori che prendono sempre le difese dei figli quando non studiano e prendono brutti voti” e un attacco al mondo dei mass media, “su tutti la televisione, dove a tutte le ore si trovano persone che parlano male di noi professori”. Cagliari Online ha raccolto le loro testimonianze, è possibile leggerle nel corso delle prossime ore sul nostro sito
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