Ha messo in moto la sua Citroen, parcheggiata regolarmente in uno degli stalli del rione di Villanova, ma ha sentito subito sbuffi strani: “Il motore non girava come al solito”. Marco Masala, presidente del comitato Vivere a Villanova, realtà cagliaritana in prima linea per il decoro e il rispettoso della regole nel quartiere storico e tra quelle autorizzate a partecipare ai tavoli di confronto in prefettura (sino a quando sono stati svolti) non ci ha messo molto a scoprire l’arcano: “Qualcuno si è divertito a riempire la marmitta della mia auto con plastica sciolta con solvente e poi l’ha tappata con uno straccio infilato a forza, sigillandolo con colla espansa. Un gesto studiato, non casuale, che ha richiesto volontà e premeditazione, come una sorta di avvertimento mafioso, roba davvero sgradevole che solo per fortuna non ha causato un disastro alla messa in moto”. Masala, 63 anni, con l’associazione, aveva segnalato nei mesi scorsi il problema del rumore e degli spazi in più occupati proprio in piazza San Domenico da qualche locale: “Segnalazioni fatte agli organi competenti e che si sono rivelate utili, visto che poi sono stati presi provvedimenti rimasti in piedi anche dopo tutti i vari ricorsi dei titolari”.
Il parallelismo lo fa, Masala, si comprende già dal suo post pubblico di denuncia su Faceboo: “Vivo nel quartiere dal 1987 e posso dire serenamente di avere tanti amici e che io sappia nessun nemico, ma forse devo prendere atto che non è più così, qualcosa è cambiato e non credo sia per colpa dei fantomatici e infestanti pusher citati dai cantori del quartiere, questo perché i tavolini guardiani sono pienamente operativi, quindi i responsabili non possono che essere altri e non si riferiscono al me privato. Questo mi porta inevitabilmente a pensare che il fatto sia legato alla mia attività nell’associazione che rappresento e quindi, che portare avanti delle iniziative come presidente dell’associazione ‘Vivere a Villanova’, per cercare soluzioni a problemi dei residenti, almeno su certi argomenti sia diventato un rischio, soprattutto in un clima che continua a fomentare odio e rissa, invece che cercare soluzioni intelligenti ai problemi in campo”.
Concetti ripetuti e, se possibile, rinforzati anche al nostro giornale: “Sporgerò regolare denuncia alle forze dell’ordine e, come mi è stato anche suggerito da più persone, specificherò che ritengo che sia un gesto, meschino, fatto da qualcuno che non gradisce ciò che facciamo per il rispetto delle regole del vivere civile nel quartiere.
Purtroppo e tristemente, non mi viene in mente altro che possa giustificare la volontarietà e la premeditazione di un gesto simile, perché davvero personalmente non ho problemi con nessuno. A questo punto devo rivalutare la goliardia, da qualche tempo a questa parte, di certi ‘saluti’ per strada, così come devo rivalutare certi commenti sui social che già a suo tempo trovavo ai limiti della umana comprensione. Fatti come la pubblicazione di foto della mia auto, rendendola riconoscibile all’interno di un preciso contesto, insieme ad altri riferimenti personali e commenti aggressivi, oggi devo considerarli come inconsapevole aiuto o stimolo alla possibilità di compiere gesti simili?”.
“In questo quartiere adesso c’è qualcosa che non si può dire o fare altrimenti si pagano delle conseguenze?”, chiede, piccato, Marco Masala. “Spero solo che il o i responsabili o gli ispiratori, consapevoli o meno che siano di esserlo, leggano o gli venga riportato ciò che ho scritto e detto e si vergognino in ogni cellula del loro essere, perché di sicuro questo quartiere non li merita”.