Cagliari, l’ultima rosetta di Gianni e Francesco: chiude dopo 59 anni il panificio Berli alla Fonsarda

Il primo panificio del rione, aperto nel 1963 all’angolo tra via Giudice Mariano e via dei Visconti, non c’è più. Addio ai paninetti all’olio, sfilatini, rosette, calzoni e panade sfornati sin dall’alba. Gianni Berli: “Non avevamo più incentivi, da almeno 3 anni non c’erano margini di guadagno. Le famiglie non mangiano più tutte insieme, le vendite erano calate della metà: ora ci riposeremo”


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Addio al panificio Berli nel rione cagliaritano della Fonsarda, la città perde un’altra insegna storica del commercio. Commercio di vicinato, quello puro e genuino come il pane sfornato, sin dal 1963, da Luciano Berli e dalla moglie Gina. I due figli, Gianni e Francesco, sono cresciuti tra farina e impasti e, nel 1994, hanno preso le redini dell’attività commerciale. Un’altra Fonsarda, quella nella quale hanno iniziato a lavorare i Berli: strade non asfaltate, un rione in costruzione, zero illuminazione. Poi, l’espansione, e i decenni d’oro. Il cartello che annunciava la chiusura campeggiava già da una decina di giorni sulle vetrate, oggi è il primo giorno di chiusura: “Non è un pesce d’aprile”, commenta, sorridendo, Gianni Berli. Fonsardino doc, 64 anni, tre in meno del fratello Francesco, confida di aver tenuto il cellulare spento “nelle ultime quarantotto ore, per riposarmi”. Non c’è tanta tristezza nelle sue parole, ma un po’ di rammarico sì: “Siamo convinti di quello che abbiamo fatto e dato, si è chiuso un ciclo, andiamo verso una nuova vita. Quella della pensione per mio fratello, per me sarà così tra pochi anni. Ho bisogno, personalmente, di ‘ristrutturarmi’ il fisico”. Decenni di sveglie all’alba, pale e forni non sono uno scherzo. “Probabilmente non siamo stati più spinti a livello di incentivo economico, la produzione era degenerata e non c’erano più margini di guadagno, almeno da tre anni”. Colpa del Covid? “Anche quello ha inciso, per quanto nei due anni di pandemia abbiamo fatto sempre consegne a domicilio e ci siamo anche offerti di aiutare i clienti per i pagamenti di bollette o per l’acquisto di bombole”.
Iniziative che solo chi ha vissuto in una “città nella città” quale la Fonsarda può aver voluto svolgere: “Sono stato il figlio di tutto il rione, mio padre e mia madre sono stati grandissimi lavoratori. Lei, poi, era pazza per i bambini: le famiglie li mandavano a comprare il pane, per lei erano tutti ‘pirichitti’ e, al momento di dargli il resto, contava le monete due volte, le metteva in una delle mani del bimbo o della bimba e, nell’altra, era sempre garantito un grissino, gratis”. Belle storie, di un mondo passato, che oggi non c’è più o si fatica a trovare, almeno nelle grandi città: “Le famiglie non mangiano più tutte insieme, ognuno ha i suoi ritmi e le quantità di pane venduto sono crollate del cinquanta per cento. Mi porto nel cuore, con mio fratello, il ricordo più bello: quello di quartiere-famiglia, nel quale ci si è sempre aiutati l’uno con l’altro”.


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