Cagliari, lo sfogo di un avvocato: “Quattro ore di attesa al Santissima Trinità in una stanza con otto persone”

Dolori e spossatezza, poi l’esito del termometro: “37,5. Un medico mi ha consigliato di fare accertamenti perchè avrei potuto avere il Coronavirus, quando mi hanno misurato la febbre all’ospedale era scesa a 36,4. Dopo 4 ore di attesa per la visita del medico in una stanza con altre persone che potevano essere state contagiate me ne sono andato: non volevo correre nessun rischio”


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I dolori, le notti insonni e, poi ,la febbre. E il timore di avere il Coronavirus. Inizia così l’odissea raccontata da Sebastiano Tola, avvocato cagliaritano di 56 anni. Tutto è iniziato mercoledì 22 luglio: “Dopo aver accusato forti dolori di stomaco tanto da non riuscire a dormire, la sera successiva ho cominciato a sentire molta spossatezza e forti dolori alle gambe. Era come se avessi fatto la maratona senza allenamento e mi facevano male i muscoli del tronco e del collo e le giunture, pur senza aver fatto nessun tipo di attività fisica. Ma non male come l’acido lattico, molto più male. Oltre a questo”, spiega Tola, “un po’ di febbre, 37,3/5, solitamente ho una media di 35 e mezzo. Ho atteso un altro giorno, non è migliorato nulla e ho deciso, da buon cittadino e vista la presenza del terribile Coronavirus, di chiamare un amico medico. Mi ha detto che molti dei sintomi erano assimilabili a quelli del Covid-19”. Così, tra vedere e non vedere, “per questioni di salute pubblica e di rapporti privati”, Tola è andato “al pronto soccorso di Is Mirrionis, delegato al ricevimento dei malati di Covid”.

L’avvocato racconta di essere stato accolto dagli uomini della sicurezza, alla sbarra: “Ho comunicato da subito che dovevo andare al settore Covid-19 per accertamenti, in quanto avevo alcuni sintomi. Un’infermiera ha ascoltato la mie motivazioni e sono andato al triage. Mi hanno misurato anche la febbre, avevo 36,4 ma, ancora, tutti gli altri sintomi. Dopo mi hanno fatto attendere in uno stanzone, insieme ad altre persone. Per farla breve, ho avuto il tempo di conoscere tutti, tutte le patologie, di fumare 4/5 sigarette, e di condividere la rabbia di quasi quattro ore passate lì ad aspettare. Alle 18:00 ho deciso di andarmene, senza essere stato visitato. Me ne sono andato perché, nel caso molto probabile che non abbia contratto il Coronavirus, potevo rischiare di prendermelo, restando lì”. Stando al racconto del legale, tra chi attendeva c’era chi aveva “la mascherina col naso all’esterno, chi usciva per fumare e, rientrando, se la dimenticava, chi se la toglieva e poi, quando iniziava a tossire, se la rimetteva. Se il mio amico medico mi ha consigliato di andare all’ospedale perchè avevo sintomi compatibili col Covid-19, e l’ho dichiarato al triage, perchè mi hanno lasciato insieme ad altre persone per quattro ore?”. Alla fine, Tola è riuscito, “tramite un mio amico che ha un’azienda e che aveva un test sierologico in più. Non ho sviluppato gli anticorpi, quindi non ho contratto il Coronavirus”. Ma resta comunque l’amarezza “per aver dovuto attendere in uno stanzone. Dopo quattro ore me ne sono andato, non volevo correre nessun tipo di rischio. Qualcuno mi ha detto che avrei dovuto chiamare il 118, ma non stavo così tanto male da non poter andare da solo in ospedale, le ambulanze servono per le emergenze”.


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