Cagliari, l’imprenditore che non si arrende: “Rinuncio allo stipendio e lotto per pagare i miei dipendenti”

Da sette a due negozi di materassi nel giro di pochi anni, Enzo Aldo Marino ha scelto di combattere: “Dieci anni fa avevo uno stipendio di 3mila euro, adesso riesco a malapena a pagare gli aiutanti. Ho sempre seguito le regole dello Stato, a 60 anni voglio ancora lottare e non morire”


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L’elenco dei suoi negozi di materassi e delle sue sartorie? È presto fatto: “In via Tiziano, via Cavaro e via Cimarosa a Cagliari e in via Nenni e via Fiume a Quartu Sant’Elena”. Di questi, però, a distanza di oltre trent’anni, ne sono rimasti “tre, due sono nel rione cagliaritano di San Benedetto”. La crisi, gli affari che diminuiscono e le tasse sempre puntuali: ecco il mix “velenoso” che, pian piano, ha tagliato le gambe a Enzo Aldo Marino, commerciante cagliaritano di sessant’anni. “Dieci anni fa riuscivo a guadagnare tremila euro al mese, adesso è già molto se riesco a pagare i due dipendenti che mi sono rimasti”. Tra i gloriosi anni Ottanta e Novanta “riuscivo a dare lavoro a sette persone. Adesso, penso ogni giorno di chiudere tutto. Ha senso svegliarsi ogni giorno e sapere che a fine mese non avrai nulla in tasca?”. Effettivamente no: per Marino, però, vale la regola del “non mollare mai”. Gli affari vanno male? Lui preferisce vivere con il minimo indispensabile “ma non abbassare le serrande delle mie attività”. In via Tiziano a Cagliari è rimasta la sua unica sartoria: “Nessuno vuole prenderla in affitto, chiedo solo 400 euro al mese ed è già arredata e attrezzata. In via Cimarosa, due anni fa, ho venduto un mio locale a un prezzo stracciato, naturalmente per chi l’ha comprato: 57mila euro per quarantacinque metri quadri, in pieno centro città”. Il ritornello secondo il quale i commercianti, a qualunque latitudine e qualunque longitudine, sono benestanti? “Ma non scherziamo. Sono nel settore da trent’anni, ho un’auto normalissima e una piccola casa a Quartu nella quale vivo insieme a mia moglie”.

 

Il negoziante “semi strozzato” da crisi e tasse ha scritto una lunga lettera-sfogo a Casteddu Online: “Non ho accumulato alcuna ricchezza, ho dato lavoro e ho dato un contributo allo Stato. Capisco la sensazione di quegli imprenditori che si sono suicidati, stanchi di quella vita senza più senso”, scrive Marino, “c’è qualcosa di terribilmente marcio in questa società, un labirinto di leggi e regole talmente assurde e complesse che non so se la mia commercialista sarebbe in grado di districarsi”. Ma Marino, tra le righe, lancia un pieno “inno alla vita” in chiave commerciale: “A me, sinceramente, non interessa perdere tutto, forse sarebbe una liberazione. Ma io voglio lottare, voglio dare lavoro, voglio produrre ed essere parte del sistema e della società.Voglio essere importante per questo Paese, voglio essere una risorsa” che paga “le tasse, voglio libertà e giustizia, equità sociale. Per me conta la Costituzione italiana e la dignità del suo popolo .Continuerò a lottare finchè potrò farlo, poi forse potrò morire”.

 


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