Cagliari, le lacrime del “caddozzone”: “Casa all’asta il 9 dicembre, dovrò vivere in strada”

Roberto Di Salvo ha saputo la data in cui perderà il suo unico tetto. Il venditore di panini è disperato: “Sono innocente, assolto al processo per bancarotta, ma c’è un’assurda dichiarazione di fallimento: non posso buttare fuori di casa i miei figli, aiutatemi”


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“Il 9 dicembre la mia casa andrà all’asta. Sarò costretto a vivere in strada, non posso buttare fuori di casa i mie figli”. È un nuovo appello, sempre pubblico, sempre su Facebook, quello pubblicato da Roberto Di Salvo, “caddozzone” cagliaritano. Casteddu Online ha già raccontato la sua storia. Oggi, Di Salvo ha saputo la data – tra due settimane esatte – nella quale dovrà dire addio alla sua abitazione. E chiede nuovamente una mano d’aiuto. Racconta di essere “vittima” di un “errore”, tra “un processo per bancarotta finito con un’assoluzione” ma con una “dichiarazione di fallimento con la messa all’asta delle mie attrezzature e della mia casa”. Il venditore ambulante ha aperto una pagina Facebook, il nome fa già intuire molto: “Ho perso tutto”. I giorni passano, e la paura di ritrovarsi su un marciapiede cresce, secondo dopo secondo. Ecco, di seguito, tutta la vicenda raccontata da Di Salvo e pubblicata, lo scorso 17 novembre, dal nostro giornale.

“La mia ditta è stata dichiara fallita nel 2018 senza che io mai ricevessi l’istanza e dopo che il mio reclamo è stato respinto il mio lavoro è svanito, la mia casa all’asta. Sono fallito a causa dell’ affitto di un capannone. Purtroppo come tutti quelli che danno impresa ho avuto difficoltà e qualche ritardo, ma ho sempre appianato con dilazioni e piani di rientro fino a quando, in base alle mie possibilità ho deciso di dividere il capannone con una terza persona per dimezzare le spese. Purtroppo non è bastato, il lavoro non girava bene e mi sono visto costretto a lasciare la struttura. La doccia fredda arriva nel 2014 quando ricevo un decreto ingiuntivo di 21 mila euro per canoni non pagati, ma la cifra era assolutamente non reale perché l’ affitto era da dividere come da nuovo contratto che però, come si evince dalle carte, mai venne registrato e fecero fede al vecchio. In ogni caso ho tentato il dialogo, preso contatti, pagato acconti in base a ciò che potevo pur di salvare il lavoro. Quando pensavo tutto fosse nella giusta strada arriva il fallimento, come un fulmine inaspettato, nessuna notifica, nulla solo la dichiarazione di fallimento con la successiva messa all’asta di tutta la mia vita, del mio lavoro, delle mie attrezzature. Anche della mia casa. Ho preso tutto. Ho subito anche un processo spero per bancarotta, concluso con l’ assoluzione piena. Ho scritto questo perché voglio si conosca la mia storia, grido il dolore di chi non ha più nulla, neanche speranza. Spero il tribunale possa riaprire la mia vicenda”.


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