Palazzina di cinque piani, una quarantina di appartamenti e circa ottanta abitanti. Al civico 26 di via Chiabrera a Cagliari, da qualche anno, i residenti sono sul piede di guerra. Le case sono gestite da Area e la lettera con la quale viene annunciato il raddoppio dell’affitto mensile è già arrivata dentro le cassette postali. Raddoppio quasi netto, c’è da mettere mano al portafoglio. Ma l’aumento del canone è solo la punta dell’iceberg di una vicenda, che ha anche avuto strascichi legali, che dura da molto tempo. A raccontarla è uno dei residenti, Franco Secci. Ha 73 anni, vive in uno degli appartamenti di via Chiabrera da trentasei anni, è pensionato: “Parlo per me e col ruolo di portavoce di tutti gli altri abitanti del palazzo. Vogliono anche gli arretrati di dieci anni. Alla decadenza dell’equo canone, circa 11 anni fa, ci è arrivata una raccomandata da parte di Area con la quale siamo stati avvisati del raddoppio del canone di locazione. Abbiamo incontrato sindacati, rappresentanti di Area, abbiamo fatto riunioni ma sempre senza ottenere nulla”. L’obbiettivo dichiarato era uno: “Continuare ad avere o un canone agevolato o di tipo sociale, visto che qui quasi tutti quelli che vivono sono o pensionati, o invalidi o disoccupati. Al Consiglio di Stato ha vinto Area, avevamo impugnato la delibera del cda che applicava l’accordo territoriale tra inquilini e proprietari di case private”. Per Secci, però, la sconfitta davanti ai giudici sarebbe legata “a una nostra mancanza di documentazione. Il nostro avvocato ha integrato i documenti mancanti, ma dopo 10 anni di sedute e di battaglie il giudice ha nuovamente dato ragione ad Area”, racconta. Il motivo sarebbe legato, sempre stando alle parole del pensionato, a una mancata “presa in considerazione delle integrazioni successive. Ci siamo già appellati”.
Ma i tempi potrebbero essere lunghi: “Ci era stato promesso che, dopo pochi anni, negli anni Ottanta, le case potevano essere riscattate. Invece non è mai successo. Nel 1985 pagavo 270mila lire, ora ne pago 270 euro e Area me ne chiede ben 470. Qui vivono vedove che hanno solo la pensione di reversibilità e gente che non ha un lavoro. Vogliamo un canone sociale, parametrato sui nostri redditi”.