Cagliari, la sanità affonda: “Visite oncologiche rinviate e medici di famiglia fantasmi nel weekend”


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L’autunno va avanti e la sanità sarda non migliora. Non c’è stato ancora quel cambio di passo sperato dai vertici della politica regionale ma, ancora prima, dai tantissimi malati isolani. I disagi e il caos regnano ancora, e le storie-sos dei pazienti hanno sempre sfumature diverse, per quanto di base non cambi il succo: essere curati o controllati è, ancora oggi, un’odissea. Ne sa qualcosa Italo Marrocu, settantenne cagliaritano. Da anni in lotta contro un tumore, aveva appuntamento per una visita all’Oncologico “lo scorso diciannove settembre. Tutto era programmato da tempo ma è saltato perchè, come mi ha detto la dottoressa che mi ha contattato, non aveva abbastanza personale per sbrigare tutti i casi. Nuovo appuntamento tra due giorni, un mese esatto dopo, spero che non mi brucino anche questo”, racconta Marrocu. “È chiaro che, anche un mese in più di attesa ti snerva, aumenta sempre la preoccupazione. So che all’ospedale medici e infermieri fanno anche l’impossibile per aiutare tutti i malati, non voglio incolpare assolutamente loro perchè li conosco da tantissimo tempo. Mi sono sentito con qualche altro paziente al quale mi lega un rapporto d’amicizia, anche loro si sono visti rinviare, di tante settimane, le visite”.
C’è poi chi nemmeno mette piede in un ospedale sardo ma, in parallelo, deve lottare per essere visitato negli studi medici. È il caso di Roberto Pusceddu: “Due giorni fa ho avuto febbre a 38 e dolori articolari. Insospettito, ho fatto un tampone acquistato in farmacia, ed è risultato positivo al Covid. Ho immediatamente comunicato tutto al mio datore di lavoro e contattato in tutti i modi il medico di famiglia per avere le indicazioni necessarie per ufficializzare il  caso ed avere le necessarie certificazioni”. Ma non è stato possibile: “Ad oggi, nonostante le mie sollecitazioni telefoniche, chiamate e WhatsApp, il medico non mi ha dato nessun riscontro. Su consiglio della farmacia vicino a casa ho trovato un pediatra disponibile che si è preoccupato del caso e nel pomeriggio ha aperto il suo studio per farmi un tampone ufficiale e la certificazione necessaria che serviva a garantirmi il posto di lavoro domani. Esiste ancora qualcuno che lavora in maniera impeccabile, per fortuna”, sospira sconsolato Pusceddu.