Il green pass? Bocciato, a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, da decine di prof sardi. La certificazione verde obbligatoria per lavorare viene contestata apertamente dai Cobas, che hanno protestato sotto il Consiglio regionale in via Roma a Cagliari, al grido di “no green pass, sì ai tamponi salivari gratis”. Tra chi ha manifestato ci sono sia vaccinati sia non vaccinati, ma per i docenti imbufaliti contro l’obbligo deciso dal Governo Draghi il centro del problema non è avere o meno il vaccino: “Contestiamo a prescindere il green pass”, afferma Nicola Giua, insegnante e portavoce sardo dei Cobas, “è una foglia di fico per significare il fatto che non è stato fatto nulla per riaprire gli istituti in sicurezza. Dopo cinque giorni scatta l’assenza ingiustificata e la sospensione da servizio e retribuzione, una follia. Vogliamo i tamponi salivari per tutti, chi di noi è vaccinato non è esente dal contagio. Sono vaccinato, non è questo il problema. Ritengo un’aberrazione il green pass solo per la nostra categoria”, afferma. “Trasporti, edilizia, organici? La situazione delle scuole è peggiorata. Siamo contro gli sceriffi, è una vergogna che si debba essere controllato da un dirigente per accedere a un posto di lavoro che è un luogo di educazione e cultura”. E altri prof spalleggiano totalmente le richieste di Giua. Rosaria Piroddi insegna in una scuola superiore di Nuoro fisica e matematica: “Sono contro il green pass perchè, da insegnante, sento di avere il dovere di avere la chiarezza della situazione e di doverla spiegare ai miei studenti. Non siamo garantiti dai contagi, posso essere circondata da vaccinati ma ciò non mi garantisce l’impossibilità di contagio all’interno della scuola. Sono vaccinata e sul fatto che il green pass è passato da una validità di sei a una di dodici mesi non capisco il motivo, scientificamente parlando. Mi sono vaccinata in maniera convinta, ma sono una persona di cultura e ho grande rispetto per chi decide di non vaccinarsi, è una libertà. Chiedo test salivari a spese dello Stato, per accogliere anche chi non vuole vaccinarsi ma controllarsi regolarmente. Fate anche controlli a campione”.
Un altro docente è Massimo Locci, insegnante al nautico di Cagliari: “Non dev’essere un lasciapassare per accedere al posto di lavoro. Mandar via un lavoratore quando la legge non prevede la sua espulsione è un grave fatto del quale i dirigenti si assumeranno le responsabilità”, tuona. “Deciderò il da farsi quando inizierà la scuola, voglio vedere come funzionerà il software, forse andrà a violare la privacy, ritengo sia grave che per la prima volta abbiano imposto un green pass inutile e che potrebbe aumentare i contagi, visto che ne hanno aumentato il periodo di validità. Il vaccino, col tempo, diventa meno efficace. Il 70 per cento della popolazione scolastico sono gli alunni, non hanno l’obbligo del green pass, è una farsa per portare all’obbligo vaccinale”. Laura Zedda, 37 anni, cagliaritana, nsegna alle primarie: “Nelle scuole serve più sicurezza, non il green pass. L’anno scorso abbiamo lavorato in condizioni pessime, rischiando di prenderci il Covid. Son vaccinata con la prima dose, ho avuto reazioni avverse e sono contro il green pass in tutti i posti”, sostiene. “Sarebbe stato meglio andare in didattica a distanza sinchè tutti i bimbi e personale non fosse vaccinato, invece lavoriamo in condizioni assurde. Nelle scuole assicuro che non c’è sicurezza, avendo fatto solo la prima dose di AstraZeneca il 12 marzo, prima che lo bloccassero, ho avuto gravi reazioni avverse, mesi di dolori lancinanti al corpo e mal di testa, il medico non mi ha saputo rispondere e mi hanno rilasciato un’esenzione che mi scade il 15 settembre, rilasciata dal centro vaccinale, poi dovrei vaccinarmi di nuovo, a mio rischio e pericolo, ma non mi fido più. Sarei costretta a dover fare un tampone ogni 48 ore, non lo voglio fare e non posso insegnare”.